Luigi Tandura
Conseguita la maturità classica a Napoli, Tandura aveva cominciato a frequentare la Facoltà di chimica industriale all'Università di Padova quando, nel 1942, fu chiamato alle armi. Mandato sul fronte russo, nel dicembre dello stesso anno rientrò in Italia, per essere assegnato come caporale e allievo ufficiale al 5° Reggimento Alpini di stanza a Merano. All'armistizio, il giovane allievo ufficiale non ebbe esitazioni circa la scelta da compiere: in famiglia aveva ricevuto chiari esempi. Il padre di Tandura, Alessandro, nel lontano 1917, dopo la rotta di Caporetto, aveva efficacemente organizzato, meritandosi una Medaglia d'Oro, un movimento di lotta clandestina nel Bellunese durante l'occupazione austro-tedesca; anche la madre, Emma Petterle, era stata decorata di Medaglia d'Argento nelle stesse circostanze. Così l'8 settembre 1943 Luigi entrò subito nella Resistenza, militando arditamente nel Battaglione "Mazzini" della Brigata "Natisone", Divisione "Garibaldi-Osoppo".
Il 28 giugno del 1944, Nibbio (questo il suo nome di battaglia), era ancora febbricitante per una ferita ricevuta in combattimento. Saputo che la sua formazione aveva programmato, per rifornirsi d'armi e materiali, una difficile azione, tra Orsaria e Premariacco, contro una colonna tedesca, non aveva voluto restare alla base. Non aveva neppure le scarpe, ma impugnava un mitragliatore. Imbracciando quello, Nibbio partecipò all'azione che si concluse positivamente. Al momento dello sganciamento, il giovane si attardò deliberatamente sul luogo dello scontro per coprire la ritirata dei suoi compagni. Raggiunto da un proiettile ad una gamba, continuò a sparare e, sollecitato a porsi in salvo, rifiutò di farlo. Rimasto solo, ferito una seconda ed una terza volta, tenne la posizione sino a quando non si abbatté sul proprio mitragliatore, ormai privo di munizioni.
L'Università di Padova ha conferito a Luigi Tandura la laurea ad honorem.