Manlio Longon
Figlio di un dirigente della Società Tranvie Venete, Longon (dopo aver conseguito a Padova il diploma di geometra), si laureò a Venezia, a Ca' Foscari, in economia e commercio. Durante il secondo conflitto mondiale, nonostante fosse sottotenente di Fanteria di complemento, fu esonerato dal servizio perché impegnato in una fabbrica (la Magnesio), la cui produzione era considerata di interesse bellico. Dopo l'8 settembre 1943 fu tra i promotori della resistenza armata in provincia di Bolzano, dove appunto lavorava, divenendo responsabile del locale CLN e organizzatore di gruppi partigiani, poi inquadrati nella Divisione "CLN Zona Bolzano". Attivissimo nella lotta contro i nazifascisti - nonostante operasse in una zona annessa, di fatto, alla Germania - Manlio Longon, pochi mesi prima della Liberazione, finì per cadere nelle mani della Gestapo e, dopo quindici giorni di torture, fu impiccato nella sua cella. Subito dopo la fine del conflitto, alla memoria di Manlio Longon - che ha lasciato la moglie e quattro figlie - fu concessa la Medaglia d'argento al valor militare e gli furono intitolate, a Bolzano, scuole e strade. Nel 1971, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone ha decretato la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria di Longon, con questa motivazione: "Dirigente d'industria dalle superiori doti di mente, di cuore e di carattere, subito dopo l'armistizio, in situazione ambientale particolarmente difficile, organizzò e, per oltre quindici mesi, condusse la Resistenza del bolzanese fra quanti, senza distinzione di gruppo etnico, anelavano nell'ambito della Patria comune, libera e indipendente, a illuminate istituzioni di vita pubblica, per una democratica convivenza civile delle genti di confine. Capo del C.L.N. locale, con gravissimo rischio personale ne costituì le forze partigiane e concorse ad alimentare di uomini e mezzi le formazioni combattenti delle zone limitrofe; oltre il dovere e per virtù di esempio, partecipò coraggiosamente alla guerriglia; soccorse internati, favorì evasioni dai campi nazisti. Arrestato su vile delazione, con fede di apostolo antepose allo struggente richiamo degli affetti familiari l'appello del patrio ideale; irriducibile a intimidazioni e allettamenti, inflessibile alle torture, dopo quindici giorni di martirio soggiacque, in morte oscura e gloriosa, alla brutalità del nemico, vinto nella fragilità della carne, vittorioso nella radiosa nobiltà dello spirito". Recentemente a Bolzano hanno intitolato a Manlio Longon la Biblioteca provinciale ed una lapide, in ricordo del suo martirio, è stata apposta presso lo stabilimento dell'IVECO.