Marco Redelonghi
Per motivi di lavoro si era trasferito da Cividale in una località presso Caporetto. Antifascista, fin dal 1942 aveva preso a collaborare con i resistenti sloveni, sino a quando, scoperto dalla polizia del regime, l’operaio fu arrestato e mandato per punizione in Calabria nei “Battaglioni speciali”. Quando con l’armistizio quei reparti furono sciolti, Redelonghi tornò in Friuli e si aggregò alle formazioni partigiane slovene.
Per il coraggio e lo spirito di iniziativa dimostrati, l’operaio friulano nel gennaio del 1944 fu nominato comandante del 2° Battaglione slavo-italiano della formazione “Brisko-Beneski” operativa sul Collio, che il 12 e il 13 marzo fu protagonista di un sanguinoso attacco all’aeroporto militare tedesco, prossimo ad Udine, che si concluse con la distruzione sulle piste di alcuni aerei da combattimento germanici.
Ferito in un successivo scontro con i nazifascisti, Redelonghi fu ricoverato all’ospedale che i partigiani avevano allestito a Tolmino e quando la struttura sanitaria fu circondata e accerchiata dai nazisti, il comandante della “Brisko-Beneski” guidò i partigiani che vi erano ricoverati in una estrema difesa, che si concluse con i massacro di tutti i ricoverati. Redelonghi si sottrasse alla resa, sparandosi alla testa l’ultimo colpo rimasto nella sua pistola.
Nel 1951, l’operaio antifascista friulano fu proclamato in Jugoslavia “Eroe popolare”.