Mario Lenzi
Aveva combattuto, giovanissimo nella Resistenza ed era riuscito a liberarsi e a tornare con i partigiani dopo essere stato catturato dai tedeschi. Era al fianco dei soldati americani quando gli Alleati, nell’estate del 1944, entrarono a Livorno e la sua foto (un ragazzino comunista diciassettenne armato di fucile), fece allora il giro dei giornali americani.
Subito dopo la Liberazione, Mario Lenzi aveva cominciato la sua attività giornalistica e in breve tempo, dopo essere stato inviato della “Gazzetta di Livorno”, era diventato vice direttore di “Paese Sera” e poi direttore de “L’Ora” di Palermo e del “Tirreno”.
Con Carlo Caracciolo, Mario Lenzi è stato ideatore e fondatore della catena di giornali locali del Gruppo “Espresso” e, attento allo sviluppo delle nuove tecnologie, collegò i quotidiani dalla Toscana alla Sardegna, dalla Liguria al Trentino Alto Adige, dalla Lombardia e al Veneto sino all’Abruzzo, dove inventò il “Centro” di Pescara.
Finita l’esperienza della “Finegil”, Mario Lenzi negli anni Novanta del secolo scorso collaborò pure alla riorganizzazione della struttura tecnica del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, “l’Unità”.
Esprimendo il suo cordoglio per la scomparsa del giornalista, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha voluto ricordare che per lui “il giornalismo fu essenzialmente strumento di formazione civile e di servizio verso i cittadini”.
L’improvvisa morte di Lenzi gli ha impedito di ricevere al Quirinale il “Premio Saint Vincent” che gli era stato assegnato.