Mario Migliorini
A soli 17 anni Mario Migliorini, membro della Gioventù socialista, fece parte ad Empoli della Guardia Rossa. Con la scissione di Livorno, passò al Partito comunista e ne divenne uno degli organizzatori nell'Empolese. Dopo le leggi eccezionali del novembre 1926, per sfuggire alle persecuzioni dei fascisti ed ai ripetuti arresti da parte della polizia, d'accordo con il suo partito si trasferì a Milano. Di qui passò poi in Francia, riuscendo così a sottrarsi al processo che il Tribunale speciale, nel 1928, aveva imbastito contro di lui e contro numerosi antifascisti della provincia di Firenze. Rientrato clandestinamente in Italia, per svolgere una missione di partito a Palermo, vi fu arrestato nel 1930. Inviato al confino per cinque anni, con sentenza del 18/12/1930, riacquistò la libertà soltanto otto anni dopo. Migliorini riprese subito la via della Francia, ma nel 1941, tornato di nuovo, clandestinamente, in Italia, cadde nuovamente nelle mani della polizia politica. Nel 1942 fu deferito ancora al Tribunale speciale che, rinviando il processo ad altro giudice, in pratica ne decretò la carcerazione, durata sino all'estate del 1943. Scarcerato, Migliorini decise di stabilirsi a Milano, dove lo colse l'armistizio e quindi l'immediato passaggio nell'illegalità, durante la quale ebbe un ruolo di primo piano nell'organizzazione dei G.A.P della metropoli lombarda. Fu ucciso dai fascisti mentre, dopo aver compiuto un'azione di guerra contro un ritrovo dei tedeschi, tentava di dileguarsi.