Mario Montagnana
Era ancora giovanissimo quando aveva cominciato a lavorare come operaio meccanico. Nel 1913 era entrato nelle file dei giovani socialisti e quindi nel PSI. Arrestato nel 1917 per aver partecipato a Torino alla rivolta contro la guerra, Montagnana era stato arrestato e condannato da un Tribunale militare. Diciotto mesi di prigione e poi, grazie ad un’aministia, la scarcerazione.
Segretario della FIOM torinese dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, il sindacalista (che aveva lavorato molto alla costituzione dei Consigli di fabbrica), entrò a far parte del gruppo dell’<Ordine Nuovo> e fu poi tra i fondatori del PCd’I. Lavorando in stretta collaborazione con Gramsci e Togliatti, Montagnana divenne poi redattore del quotidiano comunista (l’<Ordine Nuovo>, appunto) e nel 1921 fu delegato italiano a Mosca al Congresso dell’Internazionale giovanile comunista, che rappresentò anche al III Congresso dell’Internazionale comunista presieduto da Lenin.
Nelle sanguinose giornate torinesi del dicembre 1922, Montagnana (che con altri redattori, tipografi e impiegati del quotidiano comunista era stato messo al muro dagli squadristi), riuscì con i suoi compagni a cavarsela e nel 1923 divenne segretario interregionale comunista per il Lazio, la Toscana, l’Umbria e l’Abruzzo e poi per il Piemonte e la Liguria. Redattore de “l’Unità” sino all’approvazione delle “Leggi eccezionali”, per sfuggire all’arresto il giornalista comunista dovette emigrare in Francia, dove si impegnò nel lavorò tra i nostri emigrati sino a che non fu espulso. Riparato in Belgio, tornò al suo vecchio lavoro di meccanico e poi, rientrato in Francia, riprese l’attività di partito in direzione dell’Italia, dove tornò illegalmente per lavorarvi a Genova, Verona e Milano.
Membro del Comitato centrale del PCI, Montagnana negli anni tra il 1934 e il 1939 si occupò di stampa e propaganda e diresse il quotidiano “La voce degli italiani” che si stampava a Parigi. Compiute alcune missioni per il suo partito durante la guerra civile spagnola, fu rinchiuso dai francesi nel campo di Vernet, di dove, nel 1941, riuscì a raggiungere il Messico. Qui con Vittorio Vidali e altri compagni fondò la “Alleanza antifascista Garibaldi per la libertà dell’Italia”.
Per gli ostacoli frapposti dagli anglo-americani, il dirigente comunista poté tornare in Italia soltanto alla fine del 1945. Direttore dell’edizione piemontese de “l’Unità” (con Davide Lajolo redattore capo) e poi delle edizioni di Roma e di Milano, Montagnana si adoprò perché nell’organo del PCI avessero un ruolo i compagni che si erano dimostrati validamente impegnati nelle fabbriche.
Con lo stesso spirito si mosse quando diresse la Federazione comunista di Torino, la Camera del Lavoro di Milano, la CGIL piemontese. Del suo impegno come parlamentare ricordiamo soltanto che è stato membro della Consulta, deputato alla Camera e che nel 1958 fu eletto senatore.