Maurizio Valenzi
Nato in una famiglia di origine livornese, da più generazioni residente in Tunisia, Valenzi frequentò a Roma la Facoltà di Legge ed ebbe nella Capitale, tra il 1931 e il 1932, uno studio con il pittore, suo coetaneo, Antonio Corpora. Tornato a Tunisi, si diede subito all'attività antifascista e nel 1934 aderì clandestinamente al Partito comunista tunisino, del quale divenne anche, con Loris Gallico, membro dell'Ufficio politico.
Nel 1936, dopo la vittoria del Fronte popolare in Francia, Valenzi fonda, sempre con Gallico, il quotidiano antifascista L'Italiano di Tunisi. L'anno dopo vede Valenzi a Parigi, al lavoro con Giuseppe Di Vittorio a La Voce degli Italiani. Il suo impegno nell'emigrazione antifascista in Francia gli procura, in Italia, una condanna in contumacia a cinque anni di reclusione. Nel 1937, ecco di nuovo Valenzi a Tunisi, dove è tra i fondatori del quotidiano Il Giornale.
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale lo vede tra gli organizzatori della Resistenza in Nordafrica, finché nel 1941 è arrestato e internato. Nel 1942 finisce nelle mani della polizia del governo collaborazionista di Vichy. Sottoposto a tortura con scariche elettriche, processato e condannato all'ergastolo, è rinchiuso nel penitenziario algerino di Lambèse. Con l'arrivo degli anglo-americani riacquista la libertà e torna in Tunisia dove rivede il figlio Marco e la moglie Litza (che era a sua volta finita in carcere). A Tunisi Valenzi riprende l'attività politica alla guida dei lavoratori italiani e arabi sino a che, nel gennaio del 1944, il suo Partito non lo manda in Italia.
A Napoli attrezza un appartamento per ospitarvi i comunisti italiani in arrivo dall'estero. Tra questi c'è Palmiro Togliatti e con lui Valenzi vivrà da vicino (come nel 1995 racconterà nel libro dell'editore Sellerio C'è Togliatti), la "Svolta di Salerno".
Valenzi è un comunista infaticabile: vice segretario della Federazione napoletana del PCI, nel 1952 (l'anno in cui nasce la figlia Giulia), è eletto consigliere provinciale. Nel 1953 diventa senatore e sarà rieletto nelle due successive Legislature, svolgendo fino al 1968 un'intensa attività parlamentare. Eletto nel 1970 nel Consiglio comunale di Napoli, nel 1975 diventa sindaco della città alla testa di una giunta di sinistra, che guiderà per otto anni con grande competenza e passione, come è raccontato dal libro Sindaco a Napoli, pubblicato in Italia dagli "Editori Riuniti" e, in Francia, dalla "Presse Universitarie Francaise". Valenzi è stato anche membro della Commissione centrale di controllo del PCI e del Comitato centrale del suo partito. Eletto al Parlamento europeo nel 1985, ha ricevuto la "Légion d'honneur" dal Presidente francese Mitterrand.
Pur svolgendo col massimo impegno una feconda attività politica, Valenzi non ha mai rinunciato alla sua passione per l'arte, come si è dimostrato nel 1999 quando, per il suo novantesimo compleanno, è stata organizzata a Napoli, nelle sale del Maschio Angioino, una grande mostra antologica. Nel maggio del 2009 i figli hanno dato vita alla Fondazione Valenzi, dedicata al padre e alla mamma Litza.
Per la scomparsa di Valenzi, il Presidente della Repubblica non ha potuto mantenere la promessa di visitarla in occasione del centenario dell'illustre antifascista. Ha espresso con questa dichiarazione il cordoglio suo e dell'intero mondo politico e culturale italiano: "È un momento di grande dolore per me e per mia moglie Clio, perché siamo stati insieme, per decenni, legati profondamente sul piano umano, in un rapporto di affettuosa amicizia e simpatia, a Maurizio, a Litza e ai loro figli. Della sensibilità, della gentilezza e schiettezza di Maurizio Valenzi possono essere testimoni tutti coloro che l'hanno conosciuto; intenso e forte è stato il suo legame con la base popolare, e non comune la sua capacità di rapporto con ogni ambiente sociale, con persone di ogni condizione e opinione. Maurizio, non napoletano, aveva saputo identificarsi con Napoli come forse potevano solo quelli che ne avessero condiviso gli anni terribili dell'immediato dopoguerra; aveva combattuto con vigore la battaglia - così duramente controcorrente a Napoli - per la Repubblica, e si era poi immerso interamente nell'attività di partito e politica, fino all'elezione in Senato e soprattutto fino alla prova più alta, quella che diede da sindaco, amato e, anche per la sua splendida figura morale, da tutti rispettato. E resta esemplare il percorso di Maurizio, per come seppe combinare una inesauribile passione politica, una incrollabile fermezza e coerenza di posizioni, con l'assenza di settarismo e aggressività, col rispetto per le altrui posizioni, con lo spirito di apertura e di dialogo verso gli avversari non meno che verso gli alleati. E in questo suo temperamento si avvertiva anche l'influsso della componente artistica - rimasta nello sfondo e poi riemersa - della sua personalità. Napoli e l'Italia, la politica e la società avrebbero estremo bisogno, oggi, di uomini come Maurizio Valenzi: c'è da augurarsi che il suo esempio, se si saprà coltivarne la memoria, contribuisca a farne emergere di nuovi".