Michele Silvestro
Il 1° novembre del 1943 era già attivo nella Resistenza, inquadrato come cuoco del distaccamento "Savorgnan" della Brigata "Morbiducci" della XI Divisione Garibaldi. La Brigata di Silvestro ("La Mazza", il nome di copertura del partigiano talentino), era operativa in Val Varaita. La notte del 19 ottobre 1944, una ventina di partigiani della "Savorgnan" furono sorpresi, in contrada Masoeria nella zona di Gilba, da oltre cento soldati tedeschi di quello che era chiamato il "Corpo dei marescialli".
Guidava i nazisti un fascista italiano al loro servizio. Inutile la resistenza opposta dai giovani partigiani del distaccamento. Tre caddero sul posto; gli altri, catturati dai tedeschi, furono tradotti nelle carceri di Saluzzo. Dopo essere stati picchiati, furono spediti nei campi di sterminio in Germania. Soltanto Silvestro (che era il più anziano del gruppo ed era padre di una bimba di due anni), fu trattenuto a Saluzzo; per oltre 40 giorni sottoposto a tortura perché fornisse elementi per la cattura dei comandanti della "Morbiducci", non solo non parlò, ma irrise ai suoi aguzzini, che lo fucilarono, con altri sei detenuti, nella caserma "Musso" di Saluzzo. Il canonico Francesco Panico, che ebbe a confessare i morituri, annotò che Michele Silvestro lo pregò di far sapere che "salutava tutti e che tutti si ricordassero di lui".
Il suo Comune di nascita lo ricorda con una via che gli è stata intitolata.
(b.p.)