Nella Lilli Mascagni
Si era trasferita con la famiglia a Bolzano quando il padre, ferroviere antifascista, era stato "comandato", da Genova, alle Ferrovie del capoluogo altoatesino. Nella, che nel 1940 si era diplomata alle Magistrali, si iscrisse alla Facoltà di Magistero dell'Università di Torino, ma dovette interrompere gli studi per lo scoppio del secondo conflitto mondiale. Negli anni tra il 1943 e il 1945 Nella era entrata nella Resistenza, come staffetta partigiana delle formazioni che operavano in Val di Fiemme. Arrestata una prima volta a Cavalese nel novembre 1944, Nella finì di nuovo nelle mani dei nazifascisti nel febbraio del 1945. Agli agenti della Gestapo che l'arrestavano, disse porgendo la mano e con gli occhi ridenti, la cui vivacità non sarebbe svanita nel corso degli anni: "piacere, Lilli". Nel Lager di Bolzano, dove fu immatricolata col numero 10599, ebbe l'incarico di scopina del "blocco celle" e lei seppe approfittarne riuscendo a trasmettere (sotto il naso dei feroci guardiani Misha e Otto), ad Ada Buffulini, a Laura Conti e agli altri membri del Comitato clandestino interno, i messaggi della Resistenza. Nel dopoguerra, sposata con Andrea Mascagni, ha insegnato nelle scuole medie ed elementari della provincia di Bolzano ed è stata per molti anni, malgrado le precarie condizioni di salute conseguenza della deportazione, animatrice dell'attività dell'ANED e presidente della Sezione ANPI della provincia di Bolzano.