Nello Traquandi
Aveva partecipato alla guerra 1915-18 rimanendo ferito. Subito dopo la fine del conflitto si distinse, nel capoluogo toscano, per la sua ferma opposizione al fascismo, soprattutto quando fu nominato segretario del "Comitato delle opposizioni" sorto dopo l'uccisione di Matteotti. Aderente a "Giustizia e Libertà", nel 1925 è, con i fratelli Rosselli, con Salvemini e altri antifascisti, tra i fondatori del foglio Non mollare! Nel giugno del 1931 Traquandi è condannato dal Tribunale speciale a sette anni di reclusione, scontati parte in carcere e parte al confino a Lipari, Ponza e Ventotene. Condannato altre tre volte, finisce per tornare in libertà soltanto dopo la caduta di Mussolini e, rientrato a Firenze, entra nel comitato esecutivo clandestino del Partito d'Azione. Braccato dai nazifascisti (che nelle primavera del 1944 uccidono, con altri sette patrioti, il fratello maggiore Fernando, scambiandolo probabilmente per lui), Traquandi continua, con lo pseudonimo di "Satiro", la lotta clandestina occupandosi di assistere le famiglie dei partigiani, dei finanziamenti per la Resistenza e della raccolta, con Anna Maria Enriques Agnoletti ed altri patrioti, di informazioni per la CO.RA. (acronimo per Commissione Radio), che per oltre cinque mesi fu fonte di importanti notizie per gli Alleati. Dopo la Liberazione Traquandi è stato, sino al suo scioglimento, cassiere del PdA. A Firenze, dove lo ricordano numerosi monumenti alla Resistenza, un Fondo che porta il suo nome raccoglie, all'Istituto Storico della Resistenza in Toscana, molte delle sue carte e molti suoi cimeli. Una strada porta il suo nome a Montevarchi (AR). Le sue spoglie riposano al cimitero di Trespiano (FI), vicino a quelle di altri illustri dirigenti azionisti.