Nunziato Di Francesco
Aveva raccontato nel libro “Il costo della libertà”, che ebbe ben tre ristampe con la Editrice di Enna “Il lunario”, la sua terribile esperienza nei Lager nazisti.
Studente universitario in Agraria, nel 1943 Di Francesco era militare in servizio di leva. Sorpreso dall’armistizio a Venaria Reale (TO), dove stava seguendo il corso di allievo ufficiale, scelse subito di raggiungere le prime formazioni partigiane che, sulle montagne piemontesi. andava organizzando il siciliano Pompeo Colajanni.
Fu proprio il “comandante Barbato” a dargli il nome di battaglia di “Athos”, col quale si batté contro i nazifascisti al comando di una squadra della IV Brigata Garibaldi sino a quando, nel dicembre del 1944, non fu catturato dal nemico, nei pressi di Brusasco (TO).
Deportato nel campo di Bolzano, dopo due settimane nel Blocco E, il giovane partigiano fu trasferito a Mauthausen dove riuscì a sopravvivere sino a che, il 5 maggio del 1945 gli Alleati non lo liberarono nel sottocampo di Gusen.
Tornato in Sicilia Di Francesco riprende l’attività di agricoltore, si iscrive al PSI, aderisce alla CGIL e prende parte alle lotte sociali del dopoguerra nell’Isola.
Negli anni è stato anche presidente dell’ANPI di Catania e presidente onorario dell’Istituto siciliano per la storia contemporanea. Sino a quando ha potuto, come consigliere dell’Associazione Nazionale Ex Deportati, ha dedicato il suo poco tempo libero a “raccontare” agli studenti le ragioni che hanno portato tanti italiani a combattere il nazifascismo.
Se ne andato a 87 anni, lasciando un grande rimpianto.