Oreste Armano
Nel "Sacrario del Martinetto" di Torino, ogni anno, dal luglio 1945, si svolge una cerimonia per ricordare gli otto componenti del primo comando del CLN regionale piemontese, trucidati dai fascisti il 5 aprile 1944. Nella lapide che ne ricorda i nomi, ci sono anche quelli di altri 51 patrioti fucilati dalle Brigate nere in quello che, allora, era il Poligono nazionale di tiro. Tra questi figura il nome di Oreste Armano, un giovane alessandrino che, all'inizio del secondo conflitto mondiale, studiava Lettere all'Università di Genova. Chiamato alle armi col grado di sergente, subito dopo l'armistizio il ragazzo s'impegnò nell'organizzazione di gruppi partigiani nella zona di Cabella.
Era vice comandante del distaccamento "Torre" della Divisione partigiana "Pinan Cichero" quando, mentre si stava recando in missione a Rocchetta (Alessandria), cadde nelle mani delle Brigate nere. Era il 25 giugno del 1944. Oreste Armano fu imprigionato a Cabella e poi fu trasferito nel carcere di Asti, dove rimase sino ai primi di agosto, quando fu tradotto a Torino e rinchiuso nel 5° braccio delle "Nuove". Ci restò sino al 22 di settembre. Quel giorno (dopo che era stato eliminato il capo fascista della provincia di Torino, Grazioli), lo studente fu fucilato per rappresaglia. I partigiani che si battevano nell'Alessandrino, diedero il suo nome al distaccamento "Torre", che si era costituito in Brigata.
Dopo la Liberazione, ad Oreste Armano hanno intitolato una via nel suo paese natale. Si ispira a lui il libro di Graziella Gaballo, Una vita spezzata.