Ottavio Pastore
Nel 1902 si era iscritto al PSI ed era diventato corrispondente di Avanguardia Socialista, organo della frazione rivoluzionaria del partito. L'anno dopo assunse la direzione di Libera parola, settimanale della Sezione di La Spezia. Eletto consigliere comunale e vice sindaco socialista della città, si trasferì a Torino dove era stato assunto alle Ferrovie dello Stato e anche nel capoluogo piemontese s'impegnò per portare su posizioni di sinistra la Sezione socialista locale, di cui divenne segretario avendo per collaboratori i più giovani Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti. Nel maggio 1915, in seguito allo sciopero generale di protesta per l'entrata dell'Italia nel Primo conflitto mondiale, Ottavio Pastore fu incarcerato per alcuni mesi. Corrispondente da Torino dell'Avanti!, dopo l'espulsione di Mussolini dal PSI propose che il giornale avesse un'edizione locale di cui Pastore divenne redattore capo. Quando questa fu soppressa, i comunisti trasformarono in quotidiano il settimanale Ordine Nuovo, che nel 1924 divenne l'Unità. Su proposta di Gramsci il nuovo giornale fu diretto proprio da Pastore, che a Trieste aveva sperimentato la violenza degli squadristi mentre dirigeva Il Lavoratore. Passato a Roma a fare il corrispondente, Pastore fu arrestato e incarcerato per 6 mesi. Nel 1926 dovette riparare in Francia perché, assolto dalla magistratura ordinaria, era stato condannato in contumacia dal Tribunale speciale a 12 anni di reclusione. A Parigi il giornalista seguì, per la Confederazione del Lavoro francese, i problemi dei lavoratori emigrati, e collaborò a Stato Operaio e a la Commune; poi (espulso dalla Francia), passò con la moglie e i due figli in Belgio dove, sotto lo pseudonimo di Carlo Rossi, scrisse per Il Riscatto. Era il 1928 quando, alla Conferenza dei comunisti italiani a Basilea, Pastore proponeva la lotta armata contro i fascisti, mentre Togliatti gli replicava che "il partito aveva il compito di organizzare una insurrezione popolare vittoriosa, non una rivolta destinata a sicuro fallimento". Dopo di allora Pastore lavorò in Unione Sovietica in vari organismi sino a che, nel 1938, riuscito a tornare in Francia, vi diresse La voce degli italiani, lavorò per un'azienda come contabile e collaborò con la Resistenza francese. Arrestato alla frontiera nell'estate del 1943, mentre tentava di rientrare in Italia, il giornalista comunista passò 6 mesi nel carcere di Susa (TO), sino a che i partigiani non lo liberarono. Con la fine della guerra, Ottavio Pastore torna a lavorare a l'Unità come direttore dell'edizione torinese. Eletto senatore nel Collegio di Torino nel 1948 e nel 1953, il mandato gli fu riconfermato nel 1958 dagli elettori di Alcamo (PA). Alla sua scomparsa, Paolo Spriano lo ha ricordato su l'Unità con queste parole: "È stato il fratello più anziano di molte generazioni di giornalisti comunisti. Ed è stato qualcosa di più. Avverso per temperamento e per educazione culturale alla mentalità dogmatica, riuscì sempre a creare nei compagni che lavoravano con lui una atmosfera di ricerca, di discussione, un odio per la retorica, un'aderenza alle cose che fu scuola preziosa".