Paolo Cinanni
Aveva aderito al Partito comunista Italiano nel 1940, mentre si trovava a Torino dove era emigrato, a 13 anni, con i famigliari e dove, travolto da un tram, avevano dovuto amputargli una gamba appena quindicenne.
A Torino il ragazzo, con Cesare Pavese, Ludovico Geymonat e altri compagni aveva svolto attività clandestina sino all’annuncio dell’armistizio.
Dopo l’8 settembre 1943 l’operaio calabrese, nonostante la mutilazione, è tra gli organizzatori del movimento partigiano piemontese. Mentre a Cuneo era segretario di quella Federazione comunista clandestina, divenne nel 1944 ispettore delle Brigate Garibaldi della zona.
Nei giorni della Liberazione è a Milano col “Fronte della Gioventù” di Eugenio Curiel e, mentre ancora per le strade del capoluogo lombardo si odono spari, dalla tipografia della “Gazzetta dello Sport” i ragazzi del “Fronte” faranno uscire con Cinanni il primo giornale legale nella Milano liberata.
Nell’immediato dopoguerra Cinanni è membro del Comitato Centrale del PCI e si occupa dell’organizzazione delle masse contadine in Calabria e in Piemonte. È lui l’ideatore degli “scioperi a rovescio” mentre, fino al 1953, è vice segretario regionale del PCI per la Calabria; è lui che dal 1956 è segretario dell’Associazione contadini del Mezzogiorno d’Italia.
Quando nel 1965 è chiamato a Roma da Giancarlo Pajetta, direttore di “Rinascita”, gli sarà affidato soltanto l’incarico della promozione e diffusione della rivista. Nel 1967, sarà lui, che da tre anni fa parte dell’Ufficio emigrazione del PCI, ad affiancare Carlo Levi nella FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie).
Della robusta attività saggistica di Paolo Cinanni ci limitiamo qui a ricordare “Emigrazione e imperialismo” pubblicato dagli Editori Riuniti nel 1967 (l’anno prima che il dirigente del PCI fosse escluso dal Comitato centrale del suo partito), senza dimenticare che Cinanni ha continuato, sino a che non l’ha stroncato un infarto, a lavorare per l’affermazione dei diritti dei contadini del Mezzogiorno.
Oggi riposa nella sua Calabria, nel piccolo cimitero di San Giovanni in Fiore (Cosenza).