Paride Baccarini
La sua famiglia era di origini romagnole e lui, dopo essersi laureato nella Capitale, si era trasferito in Libia nel 1936. Qui si era affermato come architetto e anche come pittore, tanto che nel 1937 ebbe un grande successo una sua “personale” allestita in Egitto, al Cairo.
Rientrato in Italia, Baccarini era tornato con i suoi a Lugo dove, dopo l'8 settembre 1943, il giovane pittore aveva deciso di entrare nella Resistenza. Arruolatosi nell'americano OSS (Office of Strategic Services), aveva mantenuto i collegamenti tra le formazioni partigiane e gli Alleati. Nel marzo del 1944, Baccarini e il radiotelegrafista Aldo Donati insieme ad Antonio Fiorentini e al marconista Domenico Fogliani, erano stati fatti sbarcare dal sommergibile Platino alla foce del Piave, nei pressi di Jesolo (VE). Intercettati dal Battaglione NP (Nuotatori Paracadutisti) della Decima Flottiglia Mas, in quel periodo in addestramento a Jesolo, i quattro antifascisti furono poi consegnati ai tedeschi e incarcerati a Verona. Baccarini riuscì dopo qualche mese ad evadere e a portarsi in Toscana; Fogliani e Fiorentini furono invece tradotti nel campo di Bolzano-Gries e il 12 settembre soppressi dalla Gestapo e sepolti in una fossa comune con altri 21 prigionieri italiani.
Dopo la Liberazione di Firenze, Paride Baccarini fondò nel capoluogo toscano, con Piero Calamadrei ed altri antifascisti, l'Associazione Federalista Europea (AFE), che sarebbe poi confluita nel Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli.
Tornato a Roma nel primo dopoguerra, Baccarini accusò subito problemi di salute, legati alle torture subite in carcere; le sue condizioni continuarono progressivamente ad aggravarsi fino a condurlo a morte prematura. Nel 2009 la sua terra di origine lo ha ricordato con una mostra documentaria intitolata “Paride Baccarini e le origini del Movimento Federalista Europeo”.
Nel 1995, in memoria della missione del '44 Donati fece collocare una targa marmorea sul muro dell'Ospedale civile di Jesolo, all'epoca dei fatti sede della X Mas di Junio Valerio Borghese. Nel settembre 2020 la lapide è stata ceduta alla sezione ANPI di Jesolo.