Piemonte Boni
Nella clandestinità aveva assunto il nome di Piero Maffei, e così era stato conosciuto a Milano dove, mentre era in servizio all'Ufficio leva, era entrato a far parte, subito dopo la caduta del fascismo, della Commissione militare del "Fronte antifascista". Dopo l'armistizio Boni si era dato alla lotta armata, compiendo azioni a Milano e nel Lecchese, spinto anche dagli insegnamenti di un esule ungherese che aveva preso parte alla Repubblica dei Consigli e che, sul finire degli anni '20, era stato a pensione del padre di Piemonte Boni, che gestiva un locale presso Roma, vicino al lago d'Albano. In quel periodo Boni aveva studiato un po' disordinatamente, dando anche una mano alla gestione del locale. Nel 1933 era stato chiamato di leva in Marina. Congedato, aveva conseguito, aveva ormai 26 anni, il diploma magistrale. Si era poi iscritto all'Università i cui corsi aveva seguito sino a che, nel 1940, era stato richiamato in Marina, come ufficiale.
Proprio perché era stato ufficiale, Boni era stato scelto dal Comando generale delle Brigate "Garibaldi" per riorganizzare le formazioni partigiane formatesi un po' spontaneamente in Vallestrona. Era così diventato comandante del Distaccamento "Piave", che nel febbraio 1944 sarebbe stato protagonista di una brillante azione partigiana nel Biellese: la presa di Cossato. Purtroppo ad azione conclusa, dopo la cattura del presidio fascista della cittadina, Boni, preoccupato per il mancato rientro alla base di una pattuglia, era tornato in città. Lo accompagnavano il partigiano Edis Valle ed Ermanno Angiono, commissario politico della formazione. I tre partigiani s'imbatterono in preponderanti forze nemiche, sopravvenute da Biella. Caddero tutti e tre con le armi in pugno, non prima di aver eliminato otto fascisti ed averne feriti undici.