Pietro Vigna
Fu, a Livorno, tra i fondatori del Partito comunista d'Italia e da allora, anche dopo l'emanazione, nel novembre del 1926, delle Leggi eccezionali fasciste, fu tra i coordinatori dei gruppi comunisti clandestini che operavano in Valsesia e, in particolare, a Borgosesia e Quarona. Nel 1938, Vigna fu arrestato con l'accusa di appartenere al gruppo socialista milanese "Erba" e condannato, con altri sei compagni, ad undici anni di reclusione per "associazione e propaganda sovversiva". La caduta del fascismo permise a Vigna di riacquistare la libertà e, subito dopo l'armistizio, di partecipare alla lotta partigiana in Valsesia, dove ebbe importanti responsabilità di direzione politica delle organizzazioni della Resistenza. Dopo la Liberazione, Pietro Vigna fu nominato dal CLN sindaco di Borgosesia, incarico che mantenne sino al marzo del 1946.