Primo Cresta
Nel 1940 Cresta si era diplomato geometra a Gorizia ed aveva iniziato a lavorare alle dipendenze del Ministero delle Finanze a Bolzano; passato all’Erario di Palermo, il 25 luglio 1943 si trovava a Padova per frequentarvi un corso per allievi ufficiali dell’Aeronautica. Proprio qui, all’armistizio, il giovane allievo era finito nelle mani dei tedeschi e (avendo rifiutato ogni sorta di collaborazione con loro), avviato alla deportazione in Germania. Quando il treno carico di giovani allievi ufficiali giunse a Verona, Cresta riuscì a fuggire e a raggiungere il Friuli. Ma non si fermò a Gorizia, dove abitavano i genitori. Scelse di raggiungere Racchiuso (un Paese dell’Udinese vicino ad Attimis, dove aveva dei parenti materni) e qui si aggregò ai partigiani di un battaglione della Brigata Garibaldi “Friuli”. Con questi partecipò alle azioni, sino all’assalto al Municipio di Povoletto. Quando nella zona giunsero i primi gruppi della “Osoppo”, entrò in questa formazione. Arrestato dai fascisti per una delazione mentre si trovava clandestinamente a Gorizia, Cresta fu imprigionato per due mesi e poi avviato alla deportazione in Germania. Inspiegabilmente liberato durante il viaggio con un’altra trentina di prigionieri, tornò con la “Osoppo”, nella quale rimase sino alla Liberazione di Udine. Nell’immediato dopoguerra Primo Cresta ha fondato l’Associazione Partigiani Italiani, che era affiliata all’ANPI e che era in aperto contrasto con la filo slovena Associazione Partigiani Giuliani. Tra il 1970 e il 1980 l’ex partigiano osovano, che non fu testimone della strage di Porzus, perché quando si compì non si trovava sul luogo, è tornato alla sua professione. Ha svolto, infatti, il ruolo di segretario comunale e provinciale a Mirano (VE) e a Trieste. Sulla sua partecipazione alla Resistenza ha pubblicato, nel 1969, il libro autobiografico Un partigiano dell’Osoppo al confine orientale.