Raffaele Pieragostini
Nel 1969, con decreto del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, è stata concessa la M.O. al V.M. alla memoria di una delle più luminose figure dell'antifascismo genovese. Questa la motivazione della massima ricompensa al valore di Raffaele Pieragostini: "Patriota di purissima fede, si dedicava fin dall'inizio all'attività partigiana diventando uno dei principali comandanti e organizzatore delle più agguerrite unità della sua zona e sostenendo alla loro testa asperrimi combattimenti che procuravano al nemico ingentissime perdite. Nel corso di un violento rastrellamento nemico riusciva, grazie alla sua intelligente capacità operativa, ad organizzare una brillante resistenza ed il successivo sganciamento riordinando con energia ed abilità le formazioni sbandate. Ricercato attivamente, veniva infine catturato e sottoposto ad atroci torture per varie settimane, perché rivelasse le importanti informazioni in suo possesso. Il suo nobile animo resistette con stoicismo al dolore, nulla rivelando sulle formazioni partigiane e sui commilitoni, e trovando la forza di confortare i compagni di prigionia e di infondere loro la fede nei destini della Patria. Portato quale ostaggio dal nemico in ripiegamento e gravemente debilitato dalle gravissime sevizie subite, trovava la morte durante un bombardamento. Si spegneva così un nobile animo di patriota e di combattente". Raffaele Pieragostini, di famiglia proletaria, poté frequentare soltanto le prime classi elementari e dovette occuparsi, ancora bambino, in un'officina metallurgica. Ciò non gli impedì di formarsi una cultura da autodidatta frequentando anche, dopo il lavoro, circoli mazziniani e socialisti di Sampierdarena e l'Università popolare mazziniana. Il ragazzino partecipò pure a tutte le lotte operaie del suo tempo. Chiamato alle armi nel 1918, Pieragostini prestò a Torino il servizio militare, sempre mantenendosi in contatto con gli ambienti socialisti. Allorché fu congedato, tornò a Genova e riprese il lavoro di operaio in un'officina di Cornigliano. Nel 1922 l'adesione di Pieragostini al P.C.d'I e l'inizio di una sempre più intensa attività politica, che lo portò a diventare uno dei principali dirigenti dei comunisti genovesi sino a che, dopo le leggi eccezionali fasciste del 1926, divenne il massimo responsabile del suo partito a Genova, continuando clandestinamente l'attività politica. Il 6 novembre 1927 l'operaio genovese è arrestato dalla polizia e deferito al Tribunale speciale, che il 2 febbraio 1929 lo condanna a cinque anni di reclusione. Sino al 1932 Pieragostini resta in carcere a Padova. Poi, con l'amnistia, può tornare a Genova e occuparsi, non senza difficoltà, in un'officina di Sampierdarena. Riprende l'attività politica, ma è sottoposto a un tale controllo poliziesco che il Centro del partito decide di far uscire Pieragostini dall'Italia. Cominciano le peregrinazioni dalla Francia, all'Unione Sovietica, alla Spagna dove, nel 1938, Pieragostini lavora a Barcellona per le trasmissioni in lingua italiana dell'antifranchista Radio Libertà. Poi il ritorno in Francia, dopo il ritiro delle Brigate internazionali, e di nuovo il lavoro come operaio a Parigi, senza abbandonare mai l'attività politica clandestina. È il gennaio del 1942 quando l'operaio italiano è arrestato nella capitale francese occupata dai tedeschi. Consegnato alle autorità fasciste italiane, Pieragostini torna davanti al Tribunale speciale, che lo condanna a 18 anni di reclusione per attività antifascista. Non li sconta tutti, perché sopravviene l'arresto di Mussolini. Il 18 agosto 1943 l'operaio antifascista torna a Genova, riorganizza la Federazione comunista genovese e si mette al lavoro per la costituzione delle prime formazioni partigiane liguri. A metà novembre è nominato ispettore regionale del Partito comunista e poi responsabile della Delegazione ligure delle Brigate d'assalto Garibaldi. Nel giugno del 1944 la nomina a vicecomandante (a fianco del generale Cesare Rossi, che ne era il Comandante), del Comando militare regionale del CLN della Liguria. Il 27 dicembre 1944 l'operaio comunista è arrestato a Genova: mesi di torture ad opera delle SS nella "Casa dello studente", ma Pieragostini non parla. Poche ore prima dell'insurrezione di Genova i tedeschi lo prelevano (con altri 24 partigiani e dirigenti politici), dal carcere di Marassi e lo caricano su un automezzo incluso in un'autocolonna tedesca diretta verso la Germania. Il convoglio militare arriva nei pressi di Pavia, quando è attaccato da aerei americani. Pieragostini, che si regge in piedi a fatica, ne approfitta per tentare la fuga con altri sei prigionieri. È abbattuto, con una raffica di mitra, da un sottufficiale delle SS. A Genova, a Raffaele Pieragostini hanno intitolato una strada.