Raffaele Riva
Ex combattente della prima Guerra mondiale, cattolico di sinistra, con l'avvento del fascismo Riva era stato costretto a lasciare il suo paese per sfuggire alle persecuzioni dei fascisti locali. Si era così trasferito con la famiglia in Garfagnana e di lì a Roma, dove aveva trovato casa nel quartiere Montesacro, dove vivevano molti immigrati emiliani. Anche a Roma l'operaio bolognese fu subito preso di mira dalla polizia, che gli impose il domicilio coatto. Ciononostante Riva continuò l'attività politica clandestina e, dopo l'8 settembre 1943, fu tra gli organizzatori della Resistenza nel suo quartiere, partecipando ad azioni di boicottaggio, alla raccolta d'armi per le formazioni partigiane, alla diffusione di volantini contro i nazifascisti. Denunciato da una spia e arrestato nella sua abitazione, il 23 dicembre 1943 l'operaio fu portato in via Tasso e poi rinchiuso in una cella del terzo braccio di Regina Coeli. Dopo un processo sommario, fu condannato a morte da un Tribunale militare tedesco e fucilato sugli spalti di Forte Bravetta. Prima di cadere, gridò: "Viva l'Italia libera!".