Raoul Falcioni
Dopo l'occupazione tedesca della Capitale, era entrato nella Resistenza romana e faceva parte del cosiddetto "GAP centrale", comandato da Carlo Salinari. Con gli altri compagni del Gruppo aveva partecipato all'attacco di via Rasella, prima procurando il carrettino utilizzato nell'azione (l'aveva prelevato dal deposito della Nettezza Urbana), e poi affiancando Rosario Bentivegna. Un mese dopo l'azione, il tassista fu arrestato dagli uomini della banda Koch. Sulle sue tracce, e su quelle degli altri combattenti del "GAP centrale", i fascisti erano stati messi da Guglielmo Blasi, un romano che alternava l'attività di artigiano a quella di ladro (una dozzina di anni prima era stato giudicato "delinquente abituale"). "Memmo" - così era conosciuto dai gappisti ignari, ai quali si era unito - era stato arrestato proprio mentre stava compiendo un furto in un appartamento. Finito nelle mani del questore Caruso, "Memmo" non solo denunciò i suoi compagni, ma entrò anche a far parte della banda Koch, che avrebbe poi seguito sino a Milano. Per la delazione di Blasi, Falcioni finì alla "pensione Jaccarino". Per sottrarsi alle sevizie, finse di pentirsi e accettò di diventare l'autista di Pietro Koch. Nei fatti, continuò a collaborare con i gappisti romani, facendo il doppio gioco. Scoperto, fu consegnato alle SS di via Tasso e in quelle celle rimase sino alla liberazione di Roma. Nel dopoguerra, Falcioni riprese nella Capitale l'attività di tassista.