Remigio Venturoli
Non aveva ancora vent'anni quando partecipò, a Montebudello, al terzo Congresso clandestino della Federazione giovanile comunista. In tutto ventitré delegati, riuniti a discutere appassionatamente di politica, il 3 agosto 1930, in quella frazioncina di Monteveglio (Bologna). Tre mesi dopo, molti di loro (e tra essi Venturoli), sarebbero stati tra i 116 militanti antifascisti arrestati dalla polizia e deferiti al Tribunale speciale. La condanna a un anno e sei mesi di carcere, scontata all'Aquila, non fiaccò il giovane comunista, che fu classificato dalla polizia fascista tra le persone considerate politicamente più pericolose.
Ciò non gli impedì, tuttavia, di assolvere, nel 1933 a Venezia, agli obblighi di leva, che non gli evitarono, nel maggio del 1936 un nuovo arresto e, nel 1941, la mobilitazione come fante, in Albania.
L'8 settembre 1943 vede Remigio Venturoli a Bologna, tra i primi organizzatori dei nuclei armati cittadini. Il lavoro di fornaio gli serve di copertura quando, col nome di battaglia di Renato Zani, assume il comando di una compagnia della settima Brigata GAP "Gianni". È "Zani" che, nell'autunno-inverno 1943, confeziona e colloca alcune delle bombe che, in quella stagione, esplosero nei comandi tedeschi e nei locali bolognesi frequentati dai "repubblichini". È sempre "Zani" che, il 26 gennaio 1944, con altri due gappisti (Ermanno Galeotti e Bruno Pasquali), entra nella mensa del GUF in via Zamboni e fa giustizia del federale di Bologna Eugenio Facchini. Un'azione clamorosa, alla quale fa seguito (quando il CLN proclama lo sciopero generale del marzo 1944), la paralisi dei mezzi pubblici di Bologna, ottenuta grazie alla bomba che Venturoli fa esplodere all'uscita del deposito tranviario di via Saliceto.
Una delazione metterà fine, un mese dopo, all'attività del valoroso gappista. I fascisti non sanno che è stato lui uno dei giustizieri del federale Facchini, ma la spia li ha informati del ruolo avuto da "Zani" nella riuscita dello sciopero del marzo. Venturoli sta lavorando in una panetteria di via Rimesse quando i fascisti entrano, lo portano in strada e lo abbattono con un colpo di pistola alla testa.