Remo Polizzi
Giovanissimo militante dal 1923 della Federazione giovanile comunista di Parma, nel 1927 ne diventò il segretario. L’anno dopo, il primo arresto di Polizzi e la sua condanna ad un anno e otto mesi di carcere, a cui il Tribunale speciale fece subito seguire quella del confino.
Nell’attesa del trasferimento alle isole del giovane comunista, il Tribunale fascista lo sottopose a un nuovo processo che si concluse con un’altra, più pesante condanna: 12 anni di reclusione. Mentre stava scontandola il giovane tipografo poté beneficiare di un’amnistia, ma nel 1940 eccolo a Ventotene, nella posizione di confinato e poi in quella di “internato di guerra”.
Soltanto con la caduta di Mussolini, Polizzi tornò in libertà, condizione che gli permise di impegnarsi completamente nell’organizzazione del movimento che avrebbe portato, già il 10 settembre 1943, alla riunione, con Dante Gorreri ed altri antifascisti, per la costituzione del CLN di Parma.
Durante l’occupazione nazifascista Polizzi fu segretario delle Federazioni comuniste di Parma e di Piacenza, guidò la lotta armata sulle alture e nella Bassa parmense, distinguendosi tanto da meritare, nel dopoguerra, la decorazione al valore.
Commissario politico dall’ottobre del 1944 del Comando unico delle formazioni partigiane della XIII Zona, Polizzi guidò la lotta contro i nazifascisti sino alla Liberazione.
Nel dopoguerra ha assolto a importanti incarichi politici e sindacali in provincia di Parma. È stato il direttore del periodico “Eco del Lavoro”, assessore provinciale e comunale, fondatore e segretario, sino al 1971, dell’Istituto Storico della Resistenza di Parma.
Dirigente dell’ANPI parmense, nel 1966 aveva pubblicato un libro dal titolo “Sommario delle azioni partigiane nel Parmense”, al quale nel 1968 aveva fatto seguito “Il lavoro cospirativo”, testimonianza sui sacrifici affrontati da chi, nel nostro Paese, si è battuto per la libertà e la democrazia.
Per ricordare il valoroso dirigente comunista, a Parma gli hanno intitolato una strada.