Renato Boragine
Era studente di Legge quando, nel 1942, era entrato all'Accademia militare di Modena come allievo ufficiale. Subito dopo l'armistizio, Boragine era entrato nella Resistenza e presto gli era stato affidato il comando di una brigata partigiana operante sull'Appennino ligure. Sul finire dell'agosto del 1944, il giovane partigiano era stato catturato nel corso di uno scontro con i nazifascisti. Per quattordici giorni Boragine affrontò stoicamente le torture, che si conclusero quando fu trascinato di fronte al plotone d'esecuzione.
Nella motivazione della ricompensa al valore si ricorda che "accerchiato coi suoi uomini da soverchianti forze nazi-fasciste ed alla fine, dopo l'esaurimento delle munizioni, sopraffatto, veniva riconosciuto dai nemici comandante della formazione e sottoposto, come tale, a sfibranti interrogatori e ad atroci torture. Benché consapevole della fine che lo aspettava, nulla, non un solo nome, usciva dalle sue labbra, ma invece la fiera, sempre rinnovata testimonianza della sua fede, per la quale, al termine dei tormenti, sapeva affrontare con serenità il plotone di esecuzione. Fulgido esempio per le generazioni venture, e persino per i nemici, che furono costretti ad ammirarne lo stoico comportamento, di ciò che possa l'amore per la Patria e per la Libertà".
Dopo la Liberazione, per onorare la memoria di questo suo eroico studente, l'Ateneo genovese gli ha conferito la laurea "ad honorem". A Renato Boragine hanno intitolato strade i Comuni di Loano e di Genova.