Renato Sandri
Sotto l’impulso di alcuni suoi professori al Liceo di Mantova, il diciassettenne Renato Sandri inizia l’attività resistenziale come staffetta tra Gonzaga e il capoluogo. Non molto tempo dopo è trasferito in Veneto, nei pressi di Recoaro e sui Monti Lessini, tra le province di Verona e Vicenza.
A cavallo fra il 1944 e il 1945, col nome di battaglia “Nadia” (in russo, “speranza”), affronta numerosi e sanguinosi combattimenti tra i boschi contro i nazifascisti. In una di tali circostanze, il 14 luglio 1944, rimasto isolato e accerchiato dai nemici nel corso di un rastrellamento in località Campofontana, Renato risponde prontamente al fuoco e con un’azione risoluta riesce a sfuggire alla cattura. Per questa azione gli sarà conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Il 25 aprile 1945 è alla Liberazione di Milano come guardia del corpo di Sandro Pertini.
Nel dopoguerra, Renato Sandri sposa Lia Cestari ed è il primo Presidente dell’ANPI di Mantova (oggi è Presidente Onorario). Già nel 1956 si distacca criticamente dalle posizioni sovietiche. Viene eletto alla Camera dei Deputati per quattro legislature (1963-1979) e fino al 1980 segue da vicino tutti gli eventi in America Latina, come membro della sezione esteri e “ambasciatore” del Pci. In questo lungo periodo ha modo di fare incontri straordinari, con Fidel Castro, Salvador Allende, Pablo Neruda, Michail Gorbaciov, collaborando fianco a fianco con i segretari Togliatti, Longo, Berlinguer e Natta. Dal ’72 al ’79 è anche membro del Parlamento europeo.
In seguito dedica un trentennio della sua vita allo studio e alle ricerche sulla Resistenza italiana ed europea, raccogliendo una ricca serie di testimonianze dirette. Con Enzo Collotti e Frediano Sessi ha pubblicato Il Dizionario della Resistenza (Einaudi, 2001), mentre nel 2010 Roberto Borroni ha curato la sua biografia nel volume Renato Sandri, un italiano comunista - Un lungo viaggio tra guerriglia e colpi di stato (Ed. Tre Lune).