Salvatore Sortino
Suo padre era un piccolo gerarca fascista della provincia di Catania; ma suo nonno, vecchio anarchico libertario, ebbe su Salvatore bambino una tale influenza che nel 1944, quando la Sicilia fu liberata dagli Alleati, Sortino (poco più che adolescente), raccogliendo l'appello del governo del Sud, si arruolò volontario nel Corpo Italiano di Liberazione. Raggiunto il Nord, il ragazzo combatté inizialmente contro i nazifascisti come graduato del neonato Esercito italiano, ma quando fu in Emilia, scelse di passare con le Brigate Garibaldi. Si trovava nella zona di Marzabotto, quando gli uomini di Walter Reder perpetrarono la più grande strage di civili avvenuta in Italia. Il ragazzo fu talmente impressionato da quei 1.830 morti, che volle raccogliere una zolla di terra di Marzabotto intrisa di sangue. Sistemò quella zolla in un'ampolla di vetro e la portò sempre con sé, sino alla Liberazione. Tornato in Sicilia Salvatore Sortino, trovato un impiego, dedicò sempre il suo tempo libero a tener viva la memoria dei mesi terribili della Guerra di Liberazione. Tra i soci più attivi dell'ANPI di Catania, ha partecipato, negli anni, a centinaia di manifestazioni, di conferenze, di lezioni nelle scuole e nell'Università. Sentendosi morire, aveva chiesto di essere sepolto con la sua vecchia camicia di partigiano, il fazzoletto tricolore dell'ANPI e la terra di Marzabotto. È stato accontentato.