Serafino Aldo Barbaro
Conclusi gli studi al liceo "Petrarca" di Trieste, città nella quale i suoi si erano trasferiti, Barbaro aveva deciso di frequentare l'Accademia militare. Sottotenente nel 151° Reggimento della Divisione "Sassari", nel febbraio del 1943 era stato mandato nei Balcani, inquadrato nel 52° Reggimento della Divisione "Cacciatori delle Alpi". Rimpatriato subito dopo l'armistizio, il giovane ufficiale a metà settembre era già tra i partigiani della II Divisione d'assalto Garibaldi "Piemonte", distinguendosi in numerose, audaci azioni nelle Valli di Lanzo. Alcune di queste sono ricordate nella motivazione della massima ricompensa al valore: attacchi a formazioni nazifasciste, distruzione d'impianti militari, sabotaggi alle vie di comunicazione. A Barbaro fu fatale la realizzazione di un piano per rifornire di armi le formazioni partigiane: con un gruppo di uomini in divisa da "repubblichini" era andato a "dare il cambio" alle guardie di un deposito d'armi. I partigiani non avevano destato sospetti ed erano riusciti ad entrare nell'edificio, dove avevano caricato di armi e munizioni un autocarro. Purtroppo furono intercettati poco dopo essersi allontanati dal deposito. Raggiunto da un proiettile, Barbaro, che era alla guida dell'automezzo, riuscì a mantenerne il controllo e a condurre l'automezzo sino ad una casa isolata presso Coassolo, dove i partigiani si disposero per la notte. Ma i nazifascisti avevano organizzato subito un rastrellamento nella zona. Sorpresi nel sonno i partigiani, grazie al loro comandante che li copriva, riuscirono a sganciarsi. Barbaro, dopo aver sparato sino all'ultimo colpo del suo mitra, fu catturato e immediatamente passato per le armi.