Serafino Corada
Subito dopo aver frequentato la scuola elementare, Serafino Corada inizia l’apprendistato artigiano tra il piombo e le linotype di antiche stamperie del cremonese. A 18 anni, a Milano, lavora duro: di giorno alla tipografia Sonzogno in zona Duomo, la notte alla Sangalli dove ha a disposizione anche una soffitta per dormire.
Due anni dopo, scoppiata la guerra, Serafino è richiamato alle armi e dislocato in Sicilia con il 5° reggimento fanteria “Aosta”. All’indomani dell’8 settembre ’43, percorrendo l’intera penisola, giunge a pochi chilometri da casa ma è fermato dalle SS e rinchiuso nell’ex zuccherificio di Cremona.
Grazie all’aiuto di un medico riesce a scappare e ad unirsi alla 1ª divisione partigiana di “Giustizia e Libertà” a Piacenza, comandata da Fausto Cosso, entrando anche nella redazione del giornale Grido del Popolo. In seguito a un grande rastrellamento nazifascista, la sua formazione è scompaginata e per Corada inizia un periodo di clandestinità, tra nascondigli di fortuna e fughe precipitose. Spesso aiutato da preti di piccoli villaggi, si sposta dal monte Santa Franca, a Caorso, a Casalpusterlengo, a Trigolo fino a raggiungere casa e a tornare nelle file della Resistenza.
A dicembre 1944, durante una breve visita alla famiglia, è nuovamente arrestato e condotto nelle cantine del carcere giudiziario di via Jacini, a Cremona. Serafino subisce duri interrogatori e torture che avvenivano nel Palazzo della Rivoluzione, sede del PNF. Dopo Natale è trasferito a Brescia, anticamera dell’internamento, e poi al campo di concentramento di Dobbiaco. L’8 maggio ’45 è liberato dall’arrivo degli americani.
Nell’immediato dopoguerra Corada si iscrive al PRI di Vittorio Dotti, ma ne esce quasi subito per alcune dichiarazioni di appoggio a Pétain che lo fanno infuriare. Senza mai più tessere di partito, a partire dal 1950 è ininterrottamente per quasi cinquant’anni consigliere comunale del suo paese, Castelleone, come indipendente di sinistra. Serafino Corada ha continuato a fare il tipografo in proprio pubblicando, tra gli altri, ben 27 libri come autore, trasformandosi in una vera e propria memoria storica del territorio cremonese, anche grazie all’esperienza del Gruppo Teatrale Dialettale da lui fondato.