Silvio Trentin
Nato in una famiglia di ricchi proprietari terrieri, anteriormente alla Prima guerra mondiale si avvia alla carriera accademica che interrompe - era interventista - per partecipare al conflitto. Sordo da un orecchio per un incidente di volo, Trentin non si tira in disparte e continua sino alla fine della guerra come volontario della Croce Rossa, addetto a riprese di fotografia aerea, che gli avrebbero dato drammaticamente la misura dell'inutile strage. Dopo la guerra si impegna in politica e nel 1919 è eletto deputato nella lista della Democrazia sociale, che alla Camera confluisce nel Gruppo parlamentare dell'Alleanza democratica, guidato da Giovanni Amendola. Nel 1921, non rieletto, Trentin torna all'attività accademica a Venezia, esponendosi sempre più nelle file dell'antifascismo. Ammirato dagli studenti, è isolato dai suoi colleghi e, nel 1925, decide di vendere tutte le sue proprietà e di emigrare in Francia. L'investimento in terreni agricoli a Pavie, presso Auch, in Provenza, si rivela un errore e Trentin finirà per sopravvivere con l'attività di una libreria a Tolosa, che diventa un punto di riferimento (il professore ha aderito al movimento "Giustizia e Libertà" di Carlo Rosselli), per gli antifascisti italiani emigrati e che gli consente di seguire i suoi studi di diritto pubblico. Nel 1940 Silvio Trentin scrive Stato nazione federalismoe, entrato nella Resistenza francese, fonda il movimento e il periodico Libérer et Fédérer, tesi a recuperare gli ideali socialisti, uniti a un progetto di federalismo europeo. Caduto il fascismo in Italia, Trentin rientra a San Donà di Piave, aderisce al Partito d'Azione e si impegna a diffondere anche nella Resistenza la sua piattaforma autonomistica, associata allo sviluppo di una democrazia di base. Quando entra nel CLN veneto si batte per l'unione dei tre partiti di sinistra, già propugnata quando era a Tolosa. Finisce presto nelle mani della polizia fascista che, il 19 novembre 1943, lo arresta col figlio minore Bruno. Silvio Trentin ha documenti intestati a un fantomatico professor Ferrari. Lui spiega l'identità falsa con le esigenze del viaggio. Resta in carcere una quindicina di giorni, poi è rilasciato sotto sorveglianza, anche se è stato colto da una grave crisi cardiaca. Ricoverato all'ospedale di Treviso, Trentin è trasferito nella Clinica Carisi di Monastier per sottrarlo agli stress dei bombardamenti aerei. Ma il suo cuore non regge. Prima della crisi definitiva, alla quale furono presenti la moglie Peppa e il figlio Giorgio, aveva scritto su un foglio: "Purché l'Italia viva". Poche, significative parole, dopo che durante la sua vita aveva scritto una mole impressionante di testi giuridici e politici, tra cui un progetto di Costituzione italiana, ricalcato su quello già tracciato per la Francia. Un "Centro Studi Silvio Trentin" è attivo a Jesolo dal 1974. Allo studioso antifascista sono state intitolate strade e piazze a San Donà, a Venezia, a Treviso e in altre località.