Silvius Magnago
Nato da un magistrato trentino che portava il suo stesso nome, Silvius Magnago aveva studiato Legge a Bologna, dove si era laureato nel 1940. Per protesta contro la politica del fascismo in Alto Adige, optò per la nazionalità germanica e nel gennaio 1943, dopo essere stato arruolato nell’Esercito italiano, entrò nella Wehrmacht.
Nel dicembre dello stesso anno perse una gamba combattendo con i tedeschi sul fronte russo e quando, dopo la Liberazione, nacque la SVP, entrò a farvi parte.
Nel 1957, dieci anni dopo, Magnago era segretario del partito di raccolta dei sudtirolesi, e nel novembre dello stesso anno, dinanzi a 35 mila altoatesini convenuti a Castel Firmiano/Sigmundskron (BZ), aveva chiesto che l’applicazione dell’autonomia avvenisse a livello provinciale e non regionale.
Eletto nel 1960 presidente della Giunta provinciale di Bolzano, guidò da quel momento la Provincia e il partito nelle fasi delle trattative per lo Statuto dell’autonomia. Sino al 1989 Magnago ha retto la Provincia di Bolzano e sino al 1992 la SVP.
Dopo la morte della moglie, Magnago ha vissuto i suoi ultimi anni, isolato, nella sua casa nel centro storico di Bolzano.
Lionello Bertoldi, gia senatore nella X Legislatura del gruppo comunisti-PDS e attuale presidente dell’ANPI di Bolzano, ha così commentato la scomparsa del leader storico della Suedtiroler Volkspartei:
“Accompagniamo con rimpianto e riconoscenza la fine di un grande uomo politico della nostra terra, Silvius Magnago. Forse ne è stato il più grande, per il fecondo risultato che ha saputo costruire per la sua gente ed anche per il nostro Paese.
“Dopo la Liberazione, la Resistenza sudtirolese, cacciati i nazisti, vedeva possibile un riunificante ritorno alla madrepatria Austria. La Resistenza italiana, il cui obiettivo era stato la liberazione del nostro Paese sino alle Alpi, aveva portato i suoi valori nella Costituzione, anche con l'art. 6 "La Repubblica tutela le minoranze linguistiche". Ma niente era scontato. Sarebbe stato necessario un lungo e sofferto cammino della democrazia conquistata, perché una autonomia speciale venisse riconosciuta a questa provincia ed a queste popolazioni, affidando a loro la responsabilità del proprio progresso.Questo cammino della democrazia è stato percorso grazie ad alcuni uomini di lingua tedesca e di lingua italiana. Silvius Magnago è il più rappresentativo, il più grande .
“Per noi, per i rappresentanti del mio partito è sempre stato un avversario, certo forte e leale, ma duro e combattivo. Affascinati dalla sua grande capacità di rappresentare il suo popolo, (Castel Firmiano rimarrà per sempre il quadro di fondo della nostra autonomia ), seppe usare con la fermezza che lo distingueva, la moderazione di un saggio. Anche noi lo rispettammo con ammirazione. Ci aiutò a capire che, riconoscere l'autonomia di una grande minoranza di lingua e cultura diverse, significava arricchire ed estendere la democrazia per l'intero nostro Paese. Questo sarebbe stato il migliore biglietto da visita per la nostra adesione all'Europa .
“Pure costretti all'opposizione, votammo quindi lo Statuto nel 1972. Ma la grandezza di Silvius Magnago fu di saper mantenere fermezza e fermo orientamento per i trent'anni di terrorismo, che si sarebbe scatenato, non del tutto aiutato dalle forze democratiche italiane, squassate da sussulti centralisti .
“Certo ci sono stati altri uomini, altrettanto generosi, ma la popolazione italiana dell'Alto Adige deve salutare in Silvius un uomo, che salvando il suo popolo, seppe salvare dignità e progresso per tutte le popolazioni”.