Spartaco Fontanot
Emigrato con la famiglia in Francia, nel 1941 abbandonò il lavoro e gli studi per impegnarsi a tempo pieno, così come hanno fatto i suoi cugini Nerone e Giacomo Fontanot, nella lotta agli occupanti nazisti. Spartaco, accorso tra i Francs-tireurs partisansdella regione parigina, divenne membro di una cellula di tre patrioti, un "triangolo" che dirigeva un gruppo di ventidue combattenti. Con loro il giovane italiano partecipò a numerose azioni, tra cui l'attacco ad un deposito tedesco di Nanterre, l'assalto ad una colonna di autocarri della Wehrmacht a Parigi, l'attacco di una caserma a Rueil. Spartaco Fontanot fu anche l'organizzatore e il trascinatore della squadra di patrioti che attaccarono l'alto ufficiale nazista von Schaunburg, comandante del "Gross Paris", e il dirigente tedesco dei servizi del lavoro obbligatorio in Francia, von Ritter. Costui era anche uno dei maggiori responsabili delle deportazioni di patrioti e lavoratori francesi in Germania. Nel "triangolo" di Fontanot, c'erano il poeta armeno Missak Manouchian e il tecnico rumeno Joseph Boczov. La formazione guidata dal "triangolo" era in gran parte composta di immigrati o figli di immigrati. Ne facevano parte, oltre a tre francesi, quattro antifascisti italiani - Rino Della Negra, nato a Vimy nel 1923, Cesare Luccarini nato a Castiglione dei Pepoli (Bologna) nel 1922, Amedeo Usseglio nato a Giaveno (Torino) nel 1911 e Antonio Salvadori nato nel 1920 - otto polacchi, altri due armeni, tre ungheresi, uno spagnolo e una donna rumena. Servendosi di un agente provocatore, la Gestapo riuscì infine a catturare Spartaco Fontanot e tutto il suo gruppo. I venticinque partigiani furono condannati a morte e fucilati tutti insieme al Fort Valerién. Quando l'ufficiale tedesco ordinò il "fuoco!" ai soldati del plotone d'esecuzione, i condannati intonarono in coro la "Marsigliese".