Tommaso Lupi
Il suo nome di battaglia fu “Bruno”. Una figura di antifascista molto amata sui monti e anche in tutta la provincia della Spezia per la sua serietà, lealtà, onestà, e, dopo la Liberazione, per le capacità dimostrate nel dirigere la cosa pubblica con impegno e con continue iniziative in stretto contatto con i cittadini. Sin da giovanissimo, Lupi era entrato nelle file della gioventù socialista e, assunto al lavoro nel Cantiere navale di Muggiano, si impegnò subito nella attività sociale e sindacale sotto la spinta di Angelo Bacigalupi, primo deputato operaio spezzino. Così, nell’ agosto 1920, Lupi partecipa all’occupazione del Cantiere, entra a far parte delle “guardie rosse” e, nel 1921, alla sua fondazione, del PCdI. Negli anni 30, responsabile della stampa e propaganda nel comitato direttivo del partito, istituì, nella sua Lerici, un Centro stampa clandestino con l’aiuto di Guglielmo Di Carlo, Leone Carri e altri. Scoperti, incarcerati e, nel 1933, tutti i compagni sono condannati dal Tribunale Speciale. Particolarmente pesante la condanna per Lupi: sei anni, che scontò in parte nel carcere di Castelfranco Emilia. Uscito in libertà vigilata, riprende l’attività clandestina per essere poi nuovamente arrestato e confinato alle isole Tremiti. Alla caduta del fascismo, nell’estate 1943, Lupi è nuovamente a Lerici dove, con atri compagni, provvede all’allestimento della più importante tipografia clandestina dello Spezzino, situata alla Rocchetta della Serra, sulle alture di Lerici. È redattore e tipografo. Quando la tipografia viene scoperta dai fascisti, Lupi raggiunge le formazioni partigiane e diviene commissario politico della IV zona operativa. Alla Liberazione, su designazione del CLN, diventa sindaco di Lerici. Negli anni successivi è vice presidente e poi presidente della Provincia della Spezia. Ha presieduto anche la Commissione di controllo della Federazione spezzina del PCI e l’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti), di La Spezia. (C.R.)