Tullio Galimberti
Dopo l'armistizio era entrato nelle formazioni "Garibaldi" operanti a Milano con compiti di collegamento e, soprattutto, di raccolta di armi per i partigiani organizzati in montagna. Inquadrato nella III brigata d'assalto "Egisto Rubini", Galimberti alla fine di giugno del 1944 fu arrestato in piazza San Babila a Milano, dove si era recato per un incontro clandestino, da agenti delle SS tedesche e italiane. A San Vittore fu a lungo interrogato e seviziato, senza che da lui i tedeschi riuscissero a ottenere utili informazioni. Se ne liberarono in occasione della strage del 10 agosto 1944, che con questi versi è stata ricordata dal poeta Alfonso Gatto: "Ed era l'alba, poi tutto fu fermo/ la città, il cielo, il fiato del giorno./ Rimasero i carnefici soltanto/ vivi davanti ai morti./ Era silenzio l'urlo del mattino,/ silenzio il cielo ferito:/ Un silenzio di case, di Milano./ Restarono bruttati anche di sole,/ sporchi di luce e l'uno e l'altro odiosi,/ gli assassini venduti alla paura".