Ugo Cameroni
Era in servizio militare in Africa quando era stato rimpatriato per malattia. Di famiglia antifascista, Ugo col fratello Renato, fu tra i primi a salire in montagna dopo l’armistizio e in Valsassina divenne vice comandante del distaccamento “Benedetto Croce” della 55ma Brigata “Fratelli Rosselli”.
Il distaccamento “Croce” fu sorpreso e decimato nel corso di un rastrellamento, compiuto da reparti di SS italiane, da militi della GNR e da gruppi di camicie nere, che avevano di mira l’intera 55ma.
Ad Abbio caddero con Ugo Cameroni i partigiani Gianni Ferrari (un milanese di 18 anni), il coetaneo Mario Acerboni di Vendrogno (LC), l’ingegnere russo Mihailovic Lawric. Nello stesso luogo furono catturati dai fascisti e poi fucilati ad Introbio (LC): il milanese Benedetto Bocchiola (di 20 anni), il lecchese Benito Rubini (nato a Casargo, il 17 novembre 1923), Carlo Cendali (nato a Vendrogno il 24 aprile 1921) e Francesco Guarnerio, un diciassettenne di Trezzo d’Adda (MI).
Nello stesso rastrellamento e nello stesso giorno cadde, combattendo ad Introbio, Guerino Besana e fu fucilato, sempre ad Introbio, il fratello minore Carlo.
Anche Caterina Caprinali, madre di Ugo e Renato Cameroni, ebbe un importante ruolo nella Resistenza lecchese. Attiva informatrice dei partigiani della “Rosselli”, la Caprinali fu più volte arrestata dai fascisti perché sospettata di essere l’organizzatrice del passaggio in Svizzera di molti ex prigionieri alleati.