Valdo Magnani
Il percorso politico di questo figlio di artigiani reggiani è stato quanto mai contrastato. Già da studente militava nell'Azione Cattolica e, nel 1929, ne divenne, per un anno, presidente dell'organizzazione di Reggio. Faceva l'insegnante quando, nel 1936, decise di aderire ad un nucleo clandestino di intellettuali comunisti. Chiamato alle armi nel 1940, fu inviato come sottotenente di artiglieria nella Venezia Giulia. Nel 1942 era in Jugoslavia come capitano, promosso per meriti di guerra. Un anno dopo, all'armistizio, Magnani si schiera con la Resistenza jugoslava e combatte, come commissario politico, nella Divisione Garibaldi, meritandosi la decorazione al valore. Tornato in Italia nel 1945, entra a far parte della Commissione per il riconoscimento dei partigiani italiani che hanno combattuto all'estero e presiede l'Associazione nazionale combattenti e reduci. Nel 1947 è segretario della Federazione comunista reggiana e l'anno dopo è eletto deputato nelle liste del PCI. Nel 1951 Magnani, con Aldo Cucchi, in contrasto con le posizioni assunte dal PCI nei confronti di Tito, esce clamorosamente dal partito e fonda un Movimento dei lavoratori italiani, che diventa poi Unione socialisti indipendenti. Con questa formazione Magnani e Cucchi si presentano alle elezioni del 1953, ma l'USI, con 250.000 voti su scala nazionale, non ottiene nessun deputato, anche se quei voti (con quelli ottenuti da Unità popolare, di Parri, Codignola e Calamandrei e dall'Alleanza democratica di Corbino), contribuiranno a non far scattare la "legge truffa". Quattro anni dopo Magnani, con una parte degli aderenti all'USI, passa allo PSI dove diventa membro del Comitato centrale e dell'apparato. Esce dal Partito socialista quando il PCI modifica la sua posizione nei confronti del partito comunista jugoslavo e nel 1961 chiede di essere riammesso nel Partito comunista italiano; vi rientra, infatti, nel 1962 e da allora, sino alla morte, ricopre importanti incarichi nel movimento delle cooperative.