Vincenzo Mazzone
Iscritto al PCd'I dal 1926, nel 1929, ricercato dalla polizia per l'attività politica svolta a Messina, espatria clandestinamente. Condannato in contumacia dal Tribunale speciale a 14 anni e 2 mesi di reclusione, per Mazzone cominciano le peregrinazioni. In Francia, dove aderisce al movimento anarchico, finisce in prigione per tre mesi, perché trovato con documenti irregolari. Lavora per un po' come manovale finché, nel giugno del 1931, è espulso. Passa in Spagna, e anche qui è arrestato per aver partecipato, a Barcellona, ad uno sciopero. Quando lo rilasciano va in Algeria e, da Algeri in Tunisia. È qui che, nel 1934, conosce e sposa Elvira Malatesta, dalla quale ha un figlio, Cafiero. Riesce a sopravvivere industriandosi nell'edilizia, ma senza mai rinunciare all'impegno politico, tanto che nel 1935 fonda il settimanale anarchico in lingua italiana Il domani. Il 1936 vede Vincenzo Mazzone combattente contro i franchisti in Spagna. Ferito ad un braccio il 24 novembre 1936, ad Almudèvar, mentre è in linea con la Colonna "Berneri-Rosselli", l'anarchico italiano non si sottrae, in seguito, a uno scontro con i combattenti comunisti. La caduta della Repubblica spagnola lo riporta in Francia, di dove, di nuovo espulso, torna in Tunisia. Qui diventa segretario del Sindacato delle costruzioni. Nel 1945 Vincenzo Mazzone rientra, alfine, a Messina, dove svolge attività nelle organizzazioni democratiche della provincia e dove fonda la principale organizzazione siciliana della Federazione anarchica italiana. Ha finito il suo peregrinare in Francia, dove era tornato, sul finire degli anni'50, per un dissesto della sua impresa edile.