Vincenzo Moino
Aveva partecipato come artigliere alla Prima guerra mondiale. Antifascista, durante il regime fu costretto a lasciare con i suoi familiari la terra d'origine. Si trasferì a Milano, dove sposò una sarta, costumista della Scala. Moino, che lavorava alle Officine Breda di Sesto San Giovanni, prese con lei casa a Monza. Qui nacquero i suoi sette figli. Moino non ebbe modo di vedere l'ultimo nato, perché quando il bambino venne alla luce, suo padre era già stato deportato. Il 28 febbraio 1944, infatti, Vincenzo Moino era stato arrestato dalle SS in seguito a delazione. Un'accurata perquisizione nella sua casa, pesanti interrogatori a Monza e nel carcere di San Vittore, un breve trasferimento nel campo di transito di Fossoli e poi la deportazione a Mauthausen. Il patriota del CLN "Breda 108" resse pochi mesi alle privazioni e alle sevizie. A Vincenzo Moino, nel 1947, è stata assegnata la Medaglia garibaldina. Alla sua memoria, nel 1965, la Provincia di Milano ha concesso una Medaglia d'oro, per il contributo dato da Moino alla lotta per la libertà dell'Italia. Il suo nome, che è iscritto anche nell'Albo dei Caduti di Monza e della Zona nella guerra 1943-'45, compariva pure in una lapide alla Breda. Nel trentennale della Liberazione, il Comune di Monza ha concesso alla memoria di questo suo coraggioso cittadino una Medaglia di Bronzo. Moino è ricordato anche nel Monumento ai Caduti di Monza e in quello del Parco Nord di Milano dedicato ai deportati dell'area industriale del Nord Milano.