Vincenzo Pandolfo
Chiamato alle armi, era stato mandato in Croazia, dove aveva comandato una Compagnia del 1° Reggimento Granatieri di Sardegna. Rientrato a Roma, nel marzo del 1943, Pandolfo era stato promosso capitano. Al momento dell'armistizio era al comando della X Compagnia Granatieri, che partecipò alla battaglia per difendere la Capitale. Cadde combattendo eroicamente a Porta San Paolo. La motivazione della MOVM alla memoria di Pandolfo dice: "Comandante di Compagnia organizzata in caposaldo, posta a sbarramento di importante arteria di accesso alla Capitale, avuto sentore che preponderanti forze tedesche si stavano schierando per aggredire di sorpresa, accorreva sul reparto più avanzato noncurante dell'enorme inferiorità numerica e di mezzi; con deciso slancio attaccava coraggiosamente stroncando, dopo furiosa lotta all'arma bianca, ogni tentativo di occupazione del caposaldo stesso. In due giorni di cruenti, continui combattimenti, si imponeva per perizia e sprezzo della vita. Durante una grave minaccia alla sinistra dello schieramento, mentre in piedi nella mischia incitava i suoi uomini a non cedere un palmo di terreno, cadeva mortalmente colpito al petto da una raffica di fucile mitragliatore sparatagli da pochi metri di distanza. Conscio della fine imminente, rifiutava ogni soccorso e incitava i suoi granatieri a continuare la lotta gridando loro: «Decima, avanti!». Già distintosi per valore e capacità in precedenti azioni su altri fronti". A Vincenzo Pandolfo è stata intitolata una strada di Roma.