Vincenzo Prampero
Figlio di un mezzadro attivo nelle Leghe "bianche" del Codroipese, nel 1921 aveva aderito al PCd'I e si era subito impegnato nella lotta antifascista. Preso di mira dagli squadristi locali, Prampero nel 1924 finì in carcere. Appena liberato, per sottrarsi alle aggressioni e alle persecuzioni, emigrò in Argentina. Partecipe delle lotte dei lavoratori di Buenos Aires, fu estradato nel 1935, dopo che aveva organizzato manifestazioni di protesta antifascista durante una visita in America latina del principe Umberto di Savoia. In Italia fu assegnato al domicilio coatto a Longa (Vicenza), dove continuò l'attività clandestina contro il regime. Dopo l'armistizio il bracciante udinese, coadiuvato dalla moglie Olimpia Carlini, fu tra gli organizzatori del movimento partigiano nella Sinistra Tagliamento. Con i nomi di battaglia di "Turco" e di "Alberto", Vincenzo Prampero fu commissario politico dal Battaglione Garibaldi "G. Calligaris" e fu tra i promotori del Comando unificato "Garibaldi-Osoppo". Convinto dell'importanza di orientare i combattenti nella lotta contro i nazifascisti, contribuì alla nascita del giornaletto della Resistenza Il risveglio. Il 1° Maggio 1945, alla testa dei suoi partigiani, Prampero entrò a Udine, precedendo l'arrivo degli Alleati, e lo stesso giorno il CLN locale lo nominò sindaco di Codroipo. Destituito dalla carica, pochi giorni dopo l'insediamento, dal governatore americano, Prampero tornò al suo lavoro di bracciante e al suo impegno di organizzatore sindacale. Alla sua morte prematura, i codroipesi vollero che sulla sua tomba fosse semplicemente inciso: "A Vincenzo Prampero, animatore della lotta".