Vitale Vertemati
Era nato e cresciuto nel popolare quartiere di Niguarda e lavorava come meccanico alla Falk. Convinto antifascista, dopo l'8 settembre 1943 era entrato a far parte della I Brigata GAP "Gramsci", operante nel capoluogo. Denunciato da una spia, l'operaio fu arrestato e rinchiuso nel carcere di San Vittore. Vertemati seppe resistere alle sevizie e restò in prigione per mesi. Ne uscì soltanto quando i tedeschi decisero di effettuare una rappresaglia per uno strano attentato compiuto contro uno dei loro automezzi, che non aveva tuttavia provocato né morti né feriti tra i militari della Wehrmacht. Con indosso una tuta, (che i nazisti avevano fatto indossare alle loro vittime designate, per illuderle che le avrebbero portate a lavorare per la Todt), Vertemati e altri 14 patrioti, tra i quali Libero Temolo e Vittorio Gasparini, fu portato in piazzale Loreto e fucilato da un plotone di fascisti della "Ettore Muti". Per intimidire i milanesi, i corpi dei quindici antifascisti massacrati furono lasciati sul selciato dal mattino al tardo pomeriggio; le salme furono rimosse solo per l'intervento del cardinale Schuster. Una lapide, con l'effige in rilievo di Vertemati, è stata posta a Niguarda. Dice: "Indomito cadesti immolando la tua giovinezza/ Questo marmo ricorda l'abitazione del Patriota/ Vertemati Vitale/ Martire della ferocia nazi-fascista/ sacrificato in Piazzale Loreto/ il 10 agosto 1944/ I familiari la Direzione e le Maestranze FALK/ lo ricordano con orgoglio".