Ciao Ceda, partigiana sempre
Giovedì 23 maggio ci ha lasciato la partigiana Annunziata Cesani, da tutti noi conosciuta come Ceda.
Annunziata Cesani fu partigiana per tutta la vita e questa lezione di impegno totale, continuo, ha voluto trasmetterlo alle giovani generazioni.
Ceda inizia la sua attività di combattente per la Libertà giovanissima, a 16 anni, a Imola suo luogo di nascita. Nel 1946 la Presidenza del Consiglio di Ministri le riconosce la qualifica di “partigiana combattente con il grado di sottotenente.”
Di quella stagione Ceda così racconta nel suo bellissimo libro autobiografico Senti Ceda e in una sua testimonianza nel corso di un'iniziativa promossa dalla Sezione di Sesto San Giovanni: “Da Osteriola, piccola borgata distante 13 chilometri dalla sede del comune di Imola fummo invitate ad una riunione clandestina, che si svolse presso un casolare in campagna nell'aprile del 1944 e che si prefiggeva lo scopo di cercare ragazze capaci di fare le staffette partigiane. Era la prima volta che una massa di donne, donne molto semplici, veniva chiamata a dare spontaneamente un contributo per qualcosa che impegnava anche il loro cervello, quell'intelligenza politica che il fascismo aveva loro negato.
Il nome della persona che ci invitava (Thea) ed il luogo del ritrovo dovevano costituire segreto assoluto. Puntuale, come tutte le altre invitate, arrivai nel luogo fissato dagli organizzatori. Eravamo amiche sincere. Sempre insieme in risaia a 13 anni (falsificando il certificato di nascita perché l'età per essere assunti regolarmente era di 14 anni), in fabbrica nel periodo stagionale quando matura la frutta, nell'abitazione di una di noi con un fonografo scassato a ballare la domenica pomeriggio, alla chiesa tutte le sere del mese mariano, maggio. Ma fu quella prima riunione ad aprirmi un orizzonte nuovo, a farmi pensare che era possibile migliorare le condizioni di vita di tante persone, bisognava allora capire che cosa fare insieme a coloro che vivevano nelle stesse condizioni.
Poi la lettura di pochi libri che riuscii a trovare in prestito: “La madre” di M. Gorki, “L'uomo che ride” di Victor Hugo e altri.
Infine le lezioni delle vecchie mondine in risaia, dalle quali imparai cose ben più importanti di quelle che avevo letto sui libri.
Entrai nella Resistenza. Il nostro compito principale era di mantenere i collegamenti tra la 7a Gap di Bologna e il distaccamento operante nell'Imolese e tra la 36a Brigata Garibaldi dislocata sull'Appennino Tosco-emiliano e il distaccamento Sap della nostra zona. Quindi portavamo ordini, armi e stampa clandestina da un luogo all'altro, o accompagnavamo partigiani.”
E nel suo scritto aggiungeva: “Non sono un'”eroina”, sono semplicemente stata una ragazza che scelse di fare ciò che poteva contro un regime infame e perché all'umanità – ed a quella gran parte di essa che sono le donne – fosse assicurata una vita migliore.”
Ceda ha sempre fatto parte degli organismi dirigenti dell'Anpi, nel Comitato Nazionale, poi nella Presidenza Onoraria all'ultimo Congresso di Torino e a Milano ha sempre dato il suo contributo nel Comitato Provinciale. Presidente da trent'anni della Sezione di Sesto San Giovanni ha sempre dedicato all'ANPI tutta se stessa e l'ANPI veniva per lei prima di tutto e non doveva essere subordinata a direttive di partito o sindacali.
Questa era la concezione che aveva dell'Anpi: di una sua assoluta indipendenza da condizionamenti esterni. “L'ANPI è l'ANPI” - diceva - e deve seguire la linea decisa dai suoi organismi dirigenti, in piena autonomia.
Ceda è stata una presenza costante un punto di riferimento insostituibile, con tante altre compagne come Nori Bambilla Pesce, Concettina Principato e molte altre donne con le quali organizzava le iniziative per l'8 marzo e il 25 aprile. Particolare attenzione e cura dedicava al rapporto e al dialogo con i ragazzi delle scuole. È stata la promotrice e l'organizzatrice instancabile, per ben 26 anni, del concorso Sesto e i suoi studenti, per il quale nel 2012 ha ottenuto il più alto riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E anche quando le forze cominciavano a mancarle ha sempre voluto recarsi nella nostra sede di via Mascagni e poi in quella di via San Marco, per organizzare iniziative, assemblee, momenti di incontro. Dopo l'estate, quando le sue condizioni cominciavano a diventare critiche, ha continuato a dare la sua disponibilità e attività alle Sezione di Sesto San Giovanni.
Ha tenuto a battesimo tante sezioni che ora si sono sviluppate grazie ai suoi consigli e al suo incoraggiamento. Non ha mai voluto porre l'accento su quanto ha fatto non solo per l'ANPI, ma per il PCI di cui era stata dirigente e per la sua Sesto: lo considerava tra i suoi doveri, tra i suoi impegni, dedicando tutta la sua passione senza nulla chiedere in cambio. E non poteva, a ragione sopportare l'atteggiamento di chi, anche all'interno della nostra Associazione, cercava la propria visibilità, lavorando per porre al centro se stesso e non l'ANPI.
Quando pronunciava la parola visibilità quasi la sillabava, per sottolinearne con forze i riflessi negativi. Questo, ed aveva ragione, non lo consentiva, non glielo permetteva la sua formazione politica ed etica. Credo che questo sia uno dei messaggi più profondi che Ceda abbia voluto trasmetterci, quasi un testamento che deve valere per tutti noi. Il suo esempio deve darci la forza per continuare a far crescere la nostra Associazione e per rafforzare il nostro impegno nella delicatissima fase politica ed istituzionale che il Paese sta attraversando.
Roberto Cenati