Cosa ha fatto la Lombardia per il 70° della Liberazione? Niente
Che fine ha fatto l'interrogazione presentata dal Gruppo “Patto civico – per Ambrosoli”, per conoscere cosa fa e cosa intende fare la la Regione Lombardia per il 70° anniversario della Resistenza? La domanda l'avevamo posta qualche giorno fa. La risposta è prontamente arrivata: praticamente nulla, perché una legge ci sarebbe, e da cinque anni, ma non è stata mai finanziata; e dunque non ci sono mezzi per fare iniziative. Il tutto condito con qualche parola di circostanza, nella più assoluta vaghezza.
Il gruppo che aveva presentato l’interrogazione si è dichiarato, ovviamente, insoddisfatto. E con ragione.
Ma il caso merita una piccola riflessione, partendo dal fatto specifico, ossia dall’approvazione all’unanimità di quella legge regionale, (18 gennaio 2010, n.1 intitolata “Sostegno alle attività di studio e memoria sui fondamenti e lo sviluppo dell’assetto democratico della Repubblica”) - forse già con la riserva mentale, da parte di alcuni che scommettevano sul fatto che non se ne sarebbe fatto nulla.
Così - spiega il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia - in effetti, è stato: nelle gestioni precedenti e in quella attuale, quella legge non è mai stata finanziata; ed evidentemente ciò è avvenuto non per le ragioni addotte nella risposta, perché in tanti altri casi si è provveduto, anche in tempi difficili, ma in questa, no; non si è dato neppure un euro. E non si è pensato a ne ssuna iniziativa, neppure a quelle che non costano niente, come una seduta aperta del Consiglio Regionale, dedicata al 70° o tanti altri eventi che, pure, in vari luoghi d’Italia, sono stati fatti e si fanno. Chi governa la Lombardia, oggi, preferisce i cortei e le manifestazioni romane, piuttosto che il ricordo delle pagine migliori della nostra storia, evidentemente; se no, forse qualche idea su possibili iniziative, a questi amministratori, sarebbe venuta, mentre in Italia ne stanno nascendo tante, anche senza costi o con costi irrilevanti. È dunque un giudizio politico severo, quello che si deve esprimere, in questo e in altri casi consimili, perché per tanti amministratori l’autonomia significa semplicemente collocarsi fuori dalla storia. E non è cosa né commendevole, né tanto meno civile. Colgo l’occasione per ricordare a tutti coloro che lavorano nell’ANPI, che di leggi a sostegno della memoria e della Resistenza e dei fondamenti della Repubblica ce ne sono diverse, ma non sappiamo quanto siano attuate e finanziate e con quale esito. Ci attende dunque un bel compito: compiere una verifica, con cura e attenzione; e premere, là dove le leggi regionali ci sono, perché esse vengano finanziate e attuate e, dove non ci sono, perché il problema venga affrontato ne i Consigli regionali e risolto rapidamente".
"Bisogna farne una questione politica - sottolinea Smuraglia - di questa insensibilità storica che aleggia nel nostro Paese e lo rende meno civile e meno democratico di quanto meriterebbe. Perché un Paese che non ha fondamenti comuni, che non si cura della propria storia e non ne favorisce la conoscenza e il ricordo, è un Paese che è condannato alla decadenza ed al degrado. E noi aspiriamo, invece, a vivere in un Paese in cui ci sia il culto della storia, della Resistenza, della Costituzione, insomma dei nostri valori fondamentali. Io spero che queste parole vengano, da tutta l’ANPI, considerate per quello che sono: un convinto e forte invito ad un robusto impegno democratico per promuovere con sollecitudine un vero e radicale mutamento di rotta".