Cosa significa oggi "pane e pace" per una ragazza di terza media
In occasione delle commemorazioni per il 70° Anniversario dell’Adunata sediziosa delle donne di Cadelbosco Sopra (RE), le classi medie del locale istituto scolastico hanno assistito alla rappresentazione teatrale del fatto storico, portato in scena dalla compagnia Teatro dell’Orsa.
Pubblichiamo una recensione dello spettacolo tutta speciale: quella di una studentessa della terza media.
Lo spettacolo che abbiamo visto il 7 ottobre presso il teatro di Cadelbosco tratta della rivolta antifascista delle donne di Cadelbosco, e frazioni, per chiedere un pezzo di pane e la pace. Urlavano “Pane e pace” perché in quel periodo la crisi era tanta, c’era la guerra e la fame si faceva sentire.
Chiedevano “Pace” perché quelle mille donne, che l’8 ottobre del ’41 si recarono in piazza a Cadelbosco a manifestare davanti al municipio, erano tutte mogli e madri di bambini.
E desideravano, come tali, che i loro figli nascessero non solo con una madre ma anche con un padre, cosa che spesso non accadeva perché di quel centinaio di uomini che partivano non sempre tutti tornavano e quasi mai, se tornavano, erano ridotti perfettamente in salute.
Chi tornava senza una mano, chi senza un braccio, e chi senza parole.
Una volta le famiglie erano molto numerose e, anche se i fratelli più grandi spesso aiutavano le madri accudendo i più piccoli, per le donne crescere sei o sette figli da sole non era semplice.
Dopo tanti anni vissuti nell’ombra degli uomini, perché per loro le donne erano lì solo acconsentire a tutto, finalmente esse decisero di farsi sentire e di far capire che le donne valgono tanto quanto gli uomini.
Il giorno dopo la manifestazione, i carabinieri andarono ad arrestare dieci di quelle mille donne per cercare di capire chi, tra loro, avesse preso l’iniziativa.
Una di quelle dieci donne non poteva essere coinvolta nella manifestazione perché il giorno prima era dal dottore con il marito, il quale si doveva togliere un dente, ma ai carabinieri questo non interessava, perché il marito di quella donna era comunista e quindi fu arrestata anche lei.
Le donne sapevano bene che, in quel periodo, c’era un momento per cantare, un momento per farsi sentire e un momento per tacere.
E capirono che quello era il momento di tacere.
Quindi, alla domanda dei carabinieri di dirgli chi era stata la persona che aveva organizzato tutta la manifestazione esse risposero solo una cosa “E stata la fame...” e nient’altro. Furono arrestate e rinchiuse nel carcere di San Tommaso.
La figlia di una di quelle dieci donne, dopo due mesi di carcere, mandò una lettera alla madre in cui la ringraziava per i tanti sacrifici che aveva fatto per farla studiare e per essersi opposta a tutti quelli che le dicevano di lasciar perdere e di aspettare il maschio per poi far studiare lui. Ma lei NO! Voleva dimostrare che tra uomo e donna non c’era nessuna differenza.
Questo piccolo spettacolo durato circa un’oretta mi ha fatto capire più di quanto abbia mai capito nei miei tredici anni di vita,mi ha fatto aprire gli occhi sul mio passato,sul passato del mio paese!
Ma,soprattutto,mi ha fatto capire che,se non ci fossero state quelle mille donne che hanno avuto il coraggio di farsi sentire,pur sapendo che rischiavano molto,io oggi come donna non sarei presa neanche minimamente in considerazione.
Penso che il problema della civiltà d’oggi sia che miriamo troppo al futuro e pretendiamo di non voler conoscere il passato.
E non vogliamo capire che, se non ci fosse stato un passato, per noi donne,non ci sarebbe oggi un presente e non ci sarebbe nemmeno un futuro domani!
FINE!
Veronica Lasagni 3a D
Pubblicato su: Notiziairo Anpi (Reggio Emilia), n. 9 - Dicembre 2011