"Così è la nostra Anpi"
L’articolo che pubblichiamo firmato da Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi, è stato pubblicato sul periodo dell’ANPI provinciale di Bologna “Resistenza” n. 2 del giugno 2015.
Cari compagni del “ Notiziario “ di recente, è stato auspicato da uno dei nostri dirigenti “periferici”, che ci sia ancora libertà di dissenso, nella nostra Associazione. La cosa è talmente ovvia e pacifica che di questo diritto molti si servono abitualmente, scrivendomi, ponendo problemi, etc.; e se i dubbi e le problematiche sono esposti in modo civile, cerco sempre di rispondere. Ma leggendo un articolo, di cui apprezzo gli intenti, ma non condivido alcune impostazioni, mi è venuto in mente che, in fondo, anch’io sono un iscritto all’ANPI e godo dello stesso diritto di manifestare il mio pensiero, non già per amor di polemica, ma per una personale esigenza di chiarezza nell’interesse dell’ANPI.
Mi riferisco all’articolo intitolato “La democrazia ha bisogno di un’ANPI al passo dei tempi in cambiamento”, pubblicato a pag. 5 dell’ultimo fascicolo di “Resistenza”.
Parto dal titolo, con il riferimento alla necessità di stare al passo dei tempi “in cambiamento”. Giusto, ma qual è il “cambiamento” in atto, a cui l’ANPI dovrebbe adeguare il proprio modo di essere? I tempi possono cambiare in male o in bene. Nel primo caso, l’ANPI deve battersi perché si vanifichi il pericolo di una caduta valoriale; nel secondo, l’ANPI deve tener conto dei cambiamenti positivi, ma senza “allinearsi” e tenendo sempre conto di ciò che essa è e deve essere (vedi lo Statuto e il documento politico del Congresso del 2011).
Ma poi, la cosa che mi colpisce è il fatto che venga rappresentato un quadro davvero negativo della nostra Associazione, nella quale sembrano imperversare “verticismi, centralismi, spirito di fazione, chiusure ed esclusioni, tendenze parapartitiche”; e - come se non bastasse - si dichiara che l’ANPI è ancora un’organizzazione “anziana o come tale viene percepita”. Di qui nascerebbe l’esigenza di un “rinnovamento” addirittura di una svolta, rispetto a questi vizi di fondo e, non ultimo, anche quello di “scopiazzare” i partiti, agire da parapartito, fazioso, marginale, che divide e non fa opinione”.
A me sembra che si parli di un’altra Associazione e si prescinda dallo sforzo che stiamo facendo, da anni, per realizzare “la nuova stagione”, per consentire un passaggio generazionale – peraltro già in corso da tempo (la media dell’età degli iscritti all’ANPI non è certo costituita né da vecchi, né da giovani, ma poggia ormai soprattutto sulle generazioni di mezzo) – non solo indolore, ma che rappresenti una continuità con la nostra tradizione, le nostre finalità, la nostra storia, pur innovando nei modi, nei comportamenti, nei mezzi di informazione e di comunicazione, e così via.
Verticismo e centralismo: il nostro massimo organo dirigente, il Comitato nazionale si riunisce con la massima regolarità, ogni tre mesi come da Statuto; e non mancano casi di riunioni intermedie aggiuntive, necessitate dall’intervento di fatti nuovi sui quali bisogna pronunciarsi e decidere. Quello è il nostro vertice, del quale Segreteria e Presidenza sono espressione, ovviamente con le loro personali caratteristiche ma muovendosi su una linea che, almeno nei quattro anni della mia presidenza, è stata caratterizzata, sempre, dall’unanimità mai imposta e sempre conseguente ad una discussione molto partecipata. Spesso vengono riuniti i Coordinatori regionali, ci sono i Responsabili di area, ci sono Seminari e riunioni ad hoc. Dunque, verticismo e centralismo davvero non ne vedo. Come non vedo le “chiusure” e le “esclusioni”, non so bene nei confronti di chi, come e quando. Esercitiamo la coscienza critica, è vero; ma questo è un dovere, non un’opzione. Il suo esercizio può essere, talvolta, scomodo o può anche non piacere a qualcuno. Forse piacerebbe di più, se ognuno mettesse da parte le proprie opinioni politiche, la propria adesione a ciò che magari stiamo criticando e si sentisse davvero autonomo e indipendente come deve essere la nostra Associazione, così come ognuno dei suoi iscritti.
E poi, le tendenze “parapartitiche”, le faziosità che ci marginalizzerebbero … ma di che cosa stiamo parlando? C’è stato, nel corso degli anni, chi ci ha accusato di essere troppo buoni con i Governi e con il Presidente della Repubblica, dunque con i poteri costituiti; adesso, a leggere l’articolo che sto commentando, sembra che siamo diventati troppo severi. Forse proprio questo dimostra che siamo nel giusto, perché non dipendiamo da nessuno, non siamo acquiescenti con nessuno ed esercitiamo liberamente il nostro diritto di critica, senza rifiutare, peraltro, le occasioni di collaborazione. Tant’è che siamo intervenuti più volte a chiarire che l’ANPI non può e non deve agire come un partito, a fronte di qualcuno che sembrava sbandare un po’, rispetto alla nostra linea.
Dunque, un’immagine dell’ANPI che non corrisponde alla realtà. Il tutto aggravato dall’affermazione che saremmo un’organizzazione “anziana” e come tale verremmo percepiti. Di qui l’esigenza del rinnovamento.
Io ho un’immagine diversa di questa ANPI, che avrà mille difetti, ma è percepita da moltissimi come un vero baluardo per la democrazia, come portatrice di valori fondamentali, per alcuni, addirittura come “l’ultima speranza” (ed anche questo è sbagliato, riporre troppe attese su di noi, che siamo quello che siamo e non possiamo essere tutto, e tanto meno fare quello che non fanno i partiti ).
L’ANPI che conosco è quella di 150.000 persone, di tutte le età, che hanno composto il fantastico corteo del 25 aprile a Milano e che sono solo una parte minima delle tante che – in tutta Italia – hanno festeggiato quella giornata storica, perfino in località dove da tempo la Festa non si celebrava. E’ quella che ha stipulato intese con l’INSMLI e col Ministero dell’istruzione; che sta realizzando, con l’ISMLI un “ Atlante delle stragi nazifasciste in Italia, dal ’43 al ’45, e soprattutto è riuscita ad ottenere che quel lavoro fosse finanziato dalla Germania. E’ quella di una Festa nazionale “ stellare” a Carpi, con una serie di forum su temi importanti e d’attualità. E’ quella che ha fatto incontri con i giovani a Marzabotto, in Sardegna, a Ventotene, a Carpi e, più avanti, spero, alla Maddalena. E’ quella che studia e ricerca, con l’aiuto di molti esperti, le modalità migliori per contrastare i neofascismi; che è presente sui temi della pace e della democrazia. E’ l’ANPI che è stata chiamata a parlare, attraverso il suo Presidente, davanti alle Camere riunite, per la celebrazione del 70° e al Piccolo Teatro di Milano, alla presenza del Presidente della Repubblica, il 25 aprile; che è stata invitata a partecipare alla solenne commemorazione, a Palermo, il 23 maggio, del sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E’ quella a proposito della quale un alto esponente delle istituzioni mi ha scritto testualmente: “complimenti per l’azione di rinnovamento in atto nell’ANPI.
Se ci sono sezioni dell’ANPI che vivono di ricordi e stentano ad affrontare i temi reali del momento, mi dispiace, ma tocca a loro allinearsi a quanto si fa sul piano nazionale, e non solo al vertice, ma in tutta Italia e specialmente nel Sud, dove stanno emergendo forze nuove ed inedite e dove si stanno realizzando magnifiche iniziative, in località in cui manca persino la sede.
Questa è la nostra ANPI, che sta perdendo – poco a poco – i più anziani combattenti per la libertà, ma cerca di assicurare la continuità, di affrontare i problemi nuovi sulla base dei valori di sempre, di rinnovarsi come è sempre necessario per ogni organismo che si rispetti, senza bisogno di svolte, di novità improbabili, di nuovi “Archi costituzionali” (ma con chi e come?). C’è un campo immenso e nobile per un impegno dell’ANPI; ma è ingiustificato parlare di un “nuovo” impegno, perché si tratta di quello di sempre, con i necessari adeguamenti ai momenti sociali e politici, da affrontare sulla base dei nostri valori, che sono ancora e sempre quelli della Resistenza e della Costituzione.
Infine, e concludo, mi ha colpito anche l’invito a “non fare da soli”; noi abbiamo sempre cercato di fare le nostre battaglie con altri, singoli ed Associazioni; ma anche la scelta dei partners non è cosa da poco, perché c’è sempre chi è pronto a criticarla, perché troppo “di sinistra” o “troppo di centro”. Noi abbiamo condotto e stiamo conducendo battaglie collaborando con altri, ma cercando di essere e restare noi stessi.
Insomma, non è facile, il mondo è complicato, il Paese è in una situazione difficile; anche noi, di conseguenza, abbiamo i nostri problemi. Ma con l’ottimismo della ragione e, forse, con un po’ più di quello “spirito di corpo” che è sempre necessario, ce la faremo ad affrontare anche il futuro.
Carlo Smuraglia