Costruire una comune cultura della memoria
“Costruire una comune cultura della memoria” è quanto si era prefissa la Commissione di storici che ha stilato il rapporto italo-tedesco sui fatti del '43-'45 in Italia, presentato il 19 dicembre alla Farnesina a Roma.
Ad illustrare il nutrito dossier di172 pagine, frutto del lavoro di dieci storici italiani e tedeschi coordinati da Mariano Gabriele e Wolfgang Schieder, sono intervenuti il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle, e il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi.
La commissione, istituita nel 2008 dai rispettivi governi, aveva lo scopo di approfondire i legami fra Italia e Terzo Reich nell'ultima fase della Seconda guerra mondiale. Tale impegno tuttavia, dopo la recente sentenza dell'Aja - in cui è stata ribadita l'immunità degli Stati sovrani e, di conseguenza, il non obbligo della Germania a risarcire le vittime delle stragi nazifasciste -, ha assunto per il nostro Paese un significato ancora più profondo.
Carlo Smuraglia, presidente dell'Anpi nazionale, commentando il rapporto ha rilevato la pericolosa assenza della parola “strage” e del non avervi sottolineato l'esigenza di perseguire la giustizia e, soprattutto, la verità per le vittime di tanta violenza e i loro famigliari: “Il 20% dei crimini pepetrati dai tedeschi in Italia – ha dichiarato - era una reazione ad altri atti o rappresaglie, l'80% erano barbarie gratuire”. Gli occupanti infatti – come indicato nel rapporto - si resero colpevoli di una media di 165 morti al giorno, fra civili, prigionieri, internati militari e deportati, crimini per i quali nessuno è mai stato definitivamente condannato in Germania. Certamente esistono importanti mancanze anche da parte italiana, dove tutt'ora permane il rassicurante concetto di 'brava gente', che ha evitato di approfondire le responsabilità non solo dei militari andati a conquistar colonie e a mantenervi il potere, ma anche del coinvolgimento di repubblichini nelle stragi non a caso definite nazifasciste, come ad esempio a Sant'Anna di Stazzema e Marzabotto.
Il sorvolare su 'giustizia e verità' ha ovviamente ricadute per quanto concerne i risarcimenti congelati dalla sentenza dell'Aja; a tal proposito il ministro Terzi ha dichiarato che “l'Italia continuerà a chiedere alla Germania l'esecuzione delle sentenze sui responsabili di crimini contro l'umanità”, ma il capitolo resta aperto.
Lacune a parte è indubbio il pregio del lavoro della commisione che ha scandagliato gli avvenimenti legati all'occupazione nazifascista della nostra penisola, sottolineando mancanze storiografiche, pregiudizi e indicando i passi futuri che i due paesi dovranno compiere per costruire una memoria condivisa, come dare vita ad una fondazione per la storia italo-tedesca che promuova ricerche, pubblicazioni e traduzioni di studi già esistenti; realizzare un memoriale per gli Imi (internati militari italiani) nell'ex campo di lavoro coatto a Berlino e uno a Roma.
Un invito in buona sostanza ad Italia e Germania affinchè diffondano la memoria storica in ambiti didattici e culturali in genere, impegnandosi a costruire dibattito e coscienza, per giungere a quella verità e a quella giustizia che l'Anpi va chiedendo e promuovendo come necessario bagaglio civile ed etico di un Paese.
Gemma Bigi