Carlo Caracciolo di Castagneto
Appartenente alla famiglia dei principi di Castagneto e duchi di Melito, era entrato giovanissimo nella Resistenza. Partigiano in Val Cannobina, una valle laterale dell'Ossola, aveva combattuto contro i nazifascisti al comando di due ufficiali monarchici. Finito nelle mani delle brigate nere, riuscì a salvarsi grazie al suo sangue freddo. Raccontò così, in un libro di Nello Aiello, quell'esperienza che non avrebbe mai dimenticato: "Ho subìto un solo interrogatorio nel corso del quale un fascista, dopo avermi malmenato, ha tirato fuori la rivoltella e mi ha sparato. Io ho avuto per un istante la sensazione di essere stato colpito. Comunque ho finto di essere morto. Stavo con gli occhi chiusi. Lui mi diede un ultimo calcio e se ne andò". Dopo la Liberazione, Carlo Caracciolo riprese gli studi e si laureò all'Università "La Sapienza" di Roma. Un periodo negli Stati Uniti (alla Harvard Law School di Boston), e le prime esperienze di lavoro in Italia. Nel 1951 il giovane Caracciolo fonda a Milano la casa editrice Etas Kompass, che pubblica riviste tecniche e annuari industriali e di cui rimarrà amministratore delegato sino al 1975. Nel 1955 partecipa, con Adriano Olivetti alla costituzione delle "Nuove Edizione Romane" e, nello stesso anno, prendono il via le pubblicazioni del settimanale l'Espresso, diretto da Arrigo Benedetti, e poi, nel 1976, ecco la nascita del quotidiano La Repubblica, diretto da Eugenio Scalari. Per non dire dell'imparentamento con Gianni Agnelli, dell'entrata di Caracciolo in Mondadori, della "guerra" con Silvio Berlusconi per il controllo della casa editrice, della nascita dei quotidiani locali, dell'acquisto nel 2007 del 33 per cento della proprietà del giornale francese Liberation, foglio storico della "gauche". La scomparsa di Carlo Caracciolo, che nel 1989 era stato insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere del Lavoro, ha suscitato vivo cordoglio nelle massime cariche istituzionali, politiche e giornalistiche. Per tutte ricordiamo poche parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Era un uomo di grande limpidezza e coerenza nei principi, di grande misura e stile nei comportamenti. Un uomo legato alla causa dell'antifascismo e della democrazia".