Antonio Pesenti
La sua famiglia era stata "bandita" da Verona dai fascisti e, a 17 anni, Pesenti si era iscritto a Giurisprudenza a Pavia dove, nel 1931, si era laureato ed era stato subito nominato, per le sue doti non comuni, "assistente provvisorio". Ventenne, collegato a "Giustizia e Libertà", faceva già parte del movimento antifascista clandestino pavese. Durante gli spostamenti tra Londra, Vienna, Berna e Parigi per frequentarvi corsi di perfezionamento in Economia, Pesenti entrò in contatto con esuli socialisti e aderì al PSI. Cominciò così una costante attività clandestina, che non si interruppe neppure quando, a 24 anni, ottenne la libera docenza in Scienza delle finanze e Diritto finanziario a Sassari. Nel 1935, dopo aver parlato a Bruxelles (sotto falso nome), al "Congresso degli italiani" contro l'aggressione fascista all'Etiopia, Pesenti fu arrestato al suo rientro in Italia. Condannato dal Tribunale speciale a 24 anni di reclusione, ne passò otto di dura prigionia (non fu curato e neppure informato di un attacco di angina pectoris, che avrebbe poi provocato la sua scomparsa prematura), a Roma, Fossano, Civitavecchia e San Gimignano. Scarcerato il 4 settembre 1943, Pesenti trascorse alcuni giorni con i famigliari e poi decise di passare fortunosamente le linee, per raggiungere l'Italia già liberata. A Bari l'adesione al Partito comunista, la direzione del giornale Civiltà Proletaria, l'impegno nel Comitato federale del capoluogo pugliese. Seguiranno: la partecipazione, nel gennaio del 1944, al Congresso nazionale del CLN; nell'aprile il trasferimento a Salerno e l'ingresso, come sottosegretario alle Finanze, nel Governo Badoglio; dopo la liberazione di Roma, la partecipazione al Governo di unità nazionale del CLN presieduto da Ivanoe Bonomi; nel dicembre del 1944 l'incarico di ministro delle Finanze nel secondo Governo Bonomi. E ancora: nel 1946 la partecipazione, a Parigi con De Gasperi, agli incontri per il Trattato di pace; dal 1946 al 1947 la vice presidenza dell'IRI. Antonio Pesenti è stato anche membro della Consulta nazionale e poi dell'Assemblea Costituente. Rieletto nelle successive Legislature, nel 1953 optò per il Senato e nel 1968 rinunciò a presentarsi alle elezioni, per dedicarsi interamente all'insegnamento e agli studi. Al momento della sua morte, Pesenti era membro del CC del PCI, della presidenza del Centro studi di politica economica e del Comitato direttivo dell'Istituto Gramsci. È ricordato anche per essere stato il fondatore, nell'immediato dopoguerra, del "Centro economico per la ricostruzione" e della rivista Critica economica. Titolare della cattedra di Scienza delle finanze e Diritto finanziario all'Università di Parma nel 1948, Pesenti ha insegnato anche a Pisa e a Roma ed ha lasciato una vastissima produzione scientifica. Un anno prima della scomparsa di Pesenti, l'editore La Pietra ha pubblicato il suo libro autobiografico La cattedra e il bugliolo. All'illustre economista è stata intitolata una via di Verona. Porta il suo nome anche l'Istituto di istruzione superiore statale di Cascina (Pisa).