Teresa Noce
Di famiglia poverissima, per lavorare aveva dovuto lasciare la scuola, prima ancora di aver conseguito la licenza elementare. Autodidatta, aveva 17 anni quando era stata assunta alla Fiat Brevetti come tornitrice e ne aveva 20 quando aveva fondato, con altri ragazzi, il Circolo giovanile socialista torinese di Porta Palazzo. Fu qui che conobbe uno studente di Ingegneria (Luigi Longo), che avrebbe sposato, dal quale avrebbe avuto tre figli (uno morto in tenerissima età) e col quale avrebbe condiviso lunghi anni di lotte. Nel 1926, Teresa Noce - che nel 1923 (redattrice de La voce della gioventù), ha già subito un arresto a Milano - espatria col marito. Prima a Mosca, poi a Parigi. Per anni è un andirivieni di Teresa tra le due città, con frequenti puntate clandestine in Italia, per organizzarvi la lotta antifascista. Nel 1936 - dopo aver fondato a Parigi, con Xenia Sereni, il mensile Noi Donne - ecco che la Noce è, con Longo, in Spagna. Col nome di battaglia di "Estella" cura la pubblicazione de Il volontario della libertà, il giornale degli italiani accorsi a combattere, nelle Brigate internazionali, in difesa della legittima Repubblica spagnola. Rientrata in Francia, Teresa Noce pubblica a Parigi (è il 1938) l'autobiografico Gioventù senza sole, che sarà ristampato a Roma nel 1950 da Macchia e nel 1973 dagli Editori Riuniti. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Teresa è internata nel campo di Rieucros. Quando, per intervento dei sovietici, è liberata e dovrebbe ricongiungersi ai figli, a Mosca, per il cambiamento delle alleanze militari non può farlo. Resta così a Marsiglia, dove, per conto del Partito comunista francese, dirige il MOI (l'organizzazione degli operai immigrati) e s'impegna nella lotta armata condotta contro i tedeschi e i collaborazionisti dai "Francs-tireurs-et-partisans". Durante una missione a Parigi, all'inizio del 1943, l'antifascista italiana è arrestata. Mesi di carcere, ma i nazisti non scoprono chi sia veramente la donna caduta nelle loro mani. Così la Noce è deportata, prima nel lager di RavensbrŒck, poi in Cecoslovacchia dove, a Holleischen, le toccano i lavori forzati in una fabbrica di munizioni. Tornerà in Italia soltanto dopo che l'Armata rossa avrà liberato il campo e il 2 giugno 1946 sarà tra le 21 donne italiane dell'Assemblea costituente. Nel 1948 è eletta deputato e sarà proprio Teresa Noce a proporre quella che, nell'agosto 1950, diventerà la legge per la "Tutele fisica ed economica delle lavoratrici madri". La legge 860 diverrà così la base della successiva legislazione sul lavoro femminile. Dopo il divorzio da Longo, Teresa Noce si allontanò progressivamente dalla vita politica. Dal 1959 fece parte, per alcuni anni, del CNEL in rappresentanza della CGIL. Tra i suoi scritti ricordiamo ancora, del 1952, Ma domani farà giorno (con prefazione di Pietro Nenni), Rivoluzionaria professionale (La Pietra, 1974, rieditato nel 2003), Vivere in piedi (Mazzotta, 1978).