Gianfrancesco De Marchi
Si era appena laureato quando decise di entrare nelle formazioni della Resistenza. Dal luglio del 1944, il dottor De Marchi diresse l'ospedale da campo della Brigata Garibaldi "Silvano Belgrano", che era stato allestito a Viozene (Cuneo), in Val Tanaro, e che nell'autunno fu spostato a Valcona. Il 10 di ottobre un massiccio rastrellamento nazifascista investì, nell'Imperiese, la Val Nervia. Otto giorni dopo le truppe antipartigiane si spostarono nel basso Cuneese e attaccarono, con un massiccio impiego di mortai e di mitragliatrici, le basi della Resistenza intorno ad Upega. De Marchi, improvvisatosi portaferiti, tentò di portare in salvo i garibaldini affidati alle sue cure. Tra questi vi era anche il comandante Silvio Bonfante, che una settimana prima era stato ferito in uno scontro con i fascisti in Valle Aroscia. Colpito al petto da una raffica, il giovane medico si abbatté sulla barella che stava trasportando. Altri partigiani caddero e con essi Bonfante, che per non finire nelle mani del nemico, si uccise. La morte di De Marchi convinse i dirigenti della Resistenza della necessità di abolire gli "ospedali partigiani" che, nella I Zona Ligure, era stati allestiti in gran numero. Erano, infatti, un obiettivo troppo facile per i nazifascisti. Così, dal febbraio del 1945, i feriti furono ricoverati in buche scavate nei muri di sostegno delle "fasce" olivate.