Carlo Salinari
Nato in una famiglia di proprietari benestanti, aveva studiato a Roma dove, nel 1941, si era laureato in Lettere. Divenuto assistente universitario, nel 1941 Salinari si legò all'organizzazione comunista clandestina della Capitale che, dopo l'armistizio, avrebbe dato vita alla Resistenza romana. Il professore, sotto la direzione di Giorgio Amendola, fu a capo (con il nome di battaglia di "Spartaco"), dei Gap capitolini, che tra le tante azioni contro i nazisti che avevano occupato Roma, effettuarono anche quella di via Rasella. Arrestato dai nazifascisti, torturato in via Tasso e condannato a morte, Salinari sfuggì all'esecuzione, grazie alla fuga precipitosa dei tedeschi di fronte all'avanzata degli Alleati. Decorato al valor militare per il contributo dato alla Guerra di Liberazione, Salinari divenne funzionario del PCI e, dal 1951 al 1954, diresse la Sezione culturale del suo partito. Dopo una breve direzione della rivista Il contemporaneo, decise di tornare all'insegnamento universitario, distinguendosi particolarmente negli studi della letteratura italiana. Della sua precedente attività politica ebbe a dire: "Sono sempre stato persuaso di essere miglior studioso che uomo politico", precisando però "...dico uomo politico e non partigiano, perché, come partigiano, mi sembra di essere stato abbastanza bravo...". Salinari, dopo aver insegnato letteratura italiana nelle Università di Palermo, Cagliari e Milano, tornò infine a Roma dove, proprio l'anno della sua scomparsa, fu eletto preside della Facoltà di Lettere. Tra le sue opere più importanti basti ricordare: La questione del realismo (1960), Preludio e fine del realismo in Italia (1967) e i volumi della Storia popolare della letteratura italiana (1962), ripubblicati dieci anni dopo col titolo Profilo storico della letteratura italiana. A Carlo Salinari è stata intitolata la Scuola media statale di Montescaglioso. Porta il nome dell'illustre letterato e partigiano anche un largo di Roma.